Stéphane Babonneau e Antoine Camus hanno parlato molto, molto dall'inizio del processo. Hanno fatto molte più domande dei procuratori generali. Sono loro che hanno lottato, contro la difesa, contro il presidente del tribunale penale di Vaucluse, per ottenere che i video fossero diffusi pubblicamente, e non a porte chiuse. Ci siamo aggrappati alla calma e alla razionalità dei loro interventi quando i dibattiti sono diventati brutali o deliranti. Gli avvocati delle parti civili raramente hanno un ruolo di primo piano nelle assise o nei tribunali penali; al processo per stupro di Mazan, questo è stato il caso.
Mercoledì 20 novembre hanno preso la parola per l'ultima volta i due avvocati di Gisèle Pelicot. Un'ora ciascuno, tempo per difendere nello stesso modo in cui lo hanno fatto durante l'udienza: sobrio, sottile, elevando il dibattito senza alzare la voce.
Antoine Camus si alzò per primo e inizialmente fu felice che il suo cliente avesse rinunciato alla seduta a porte chiuse. Sì, era necessario “aprire le porte di questa sala, invitare tutta la società a farsi carico di questo tema, fare dei nostri dibattiti il terreno fertile per una presa di coscienza, per un cambiamento di mentalità, per un futuro migliore che si spezzi finalmente con una violenza che vorremmo da un'altra epoca. Come può in Francia, nel 2024, una donna subire ancora ciò che è stato inflitto a Gisèle Pelicot per almeno dieci anni? Come possiamo trovare in Francia, nel 2024, 50 individui in un raggio di 50 km a godere sessualmente, senza il minimo scambio, di un corpo che crederemmo morto e che dobbiamo ribaltare per spostarlo? »
L'apertura delle porte di questa sala avrà consentito, ha sottolineato, anche di farlo “per mostrare il modo in cui difendiamo ancora lo stupro, in Francia, nel 2024” : Gisèle Pelicot è stata malmenata, malmenata, umiliata in udienza dagli avvocati dei coimputati, che a volte hanno suggerito una collusione con Dominique Pelicot. Sempre martedì alcuni le hanno attribuito una responsabilità diretta nella deriva dell'ex marito, accusandola di non aver saputo interpretare la prima “segnali”. Era inoltre implicito che non avrebbe potuto notare nulla per dieci anni. Me Camus ha denunciato “una forma di maltrattamento in tribunale” : “Certe strategie di difesa non trovano più posto in un foro giudiziario in Francia, nel 21°e secolo. Se la difesa è libera, dice anche cosa siamo. »
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“Libero arbitrio” dell’imputato
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