In Mali, la giunta destituisce il primo ministro civile e il suo governo

In Mali, la giunta destituisce il primo ministro civile e il suo governo
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In seguito alle critiche contro il potere militare in Mali, mercoledì 20 novembre il primo ministro civile, Choguel Kokalla Maïga, è stato destituito dalla giunta, così come dal suo governo, secondo un decreto letto dalla televisione statale. “Cessano le funzioni del primo ministro e dei membri del governo”si legge nel decreto del capo della giunta, generale Assimi Goïta, letto dal segretario generale della presidenza, Alfousseyni Diawara.

Il signor Maïga, nominato dall’esercito nel 2021 in seguito al secondo colpo di stato in un anno, è apparso isolato, con una capacità d’azione limitata. Il suo licenziamento, però, crea ulteriore incertezza in un contesto già travagliato. Fanno parte del governo alcuni dei principali membri della giunta, come il generale Sadio Camara, ministro della Difesa, e il generale Ismaël Wagué, ministro della riconciliazione.

Il signor Maïga è stato licenziato quattro giorni dopo aver espresso in pubblico, sabato, rare critiche alla giunta. Ha deplorato di essere tenuto lontano dal processo decisionale relativo al mantenimento dei generali al potere e ne ha fatto menzione “lo spettro della confusione e della fusione” che, secondo lui, rimarrebbe al di sopra dell’attuale cosiddetto periodo di transizione.

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Il ritiro di Barkhane, un “abbandono in volo”

La giunta alla guida dal 2020 di questo paese che affronta lo jihadismo e una profonda crisi multidimensionale non è riuscita a mantenere l’impegno inizialmente assunto sotto la pressione internazionale di restituire il potere ai civili eletti nel marzo 2024. Non è stata fissata alcuna nuova scadenza.

Choguel Kokalla Maïga, 66 anni, è stato il volto civile della svolta strategica operata dai militari che hanno rotto l'alleanza storica con l'ex potenza coloniale francese e si sono rivolti politicamente e militarmente verso la Russia.

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Il signor Maïga era alle Nazioni Unite nel settembre 2021 e ha lanciato uno dei messaggi più importanti di questo cambiamento denunciando quello che ha presentato come il“abbandono durante il volo” ciò ha costituito l’annunciato ritiro della forza anti-jihadista francese Barkhane dopo anni di combattimento a fianco delle forze maliane. Questo ritiro ha spinto il Mali a esplorare nuove strade con altri partner, ha detto, mentre si profilava il dispiegamento di elementi del controverso gruppo paramilitare privato russo Wagner.

Più volte ministro e tre volte candidato alla presidenza (2002, 2013 e 2018), Maïga ha fornito una forma di appoggio alla giunta come figura del Movimento-Raduno delle Forze Patriottiche del 5 giugno (M5-RFP). Questo collettivo ha preso parte alla protesta contro l’ex presidente civile Ibrahim Boubacar Keïta, infine rovesciato dai militari nell’agosto 2020.

Verso una candidatura alle prossime elezioni presidenziali

Maïga, tuttavia, ha preso le distanze dalla giunta, scatenando per mesi speculazioni sul suo licenziamento. A giugno aveva approvato il contenuto di un testo firmato da un parente che si opponeva fermamente al possibile mantenimento dei militari al potere per diversi anni. Questo parente, Boubacar Traoré, è stato condannato a luglio a un anno di prigione. Prima di lui, Abdelkader Maïga, un altro fedelissimo dell'ex primo ministro, è stato condannato in aprile a due anni di carcere, di cui uno chiuso, per diffamazione.

Dopo le sue dichiarazioni di sabato, la posizione di Choguel Kokalla Maïga è diventata difficile da mantenere. Un influente sostenitore della giunta, il Collettivo di Difesa Militare, le cui richieste sono state spesso soddisfatte in passato, ha chiesto le sue dimissioni entro settantadue ore. Martedì si sono svolte manifestazioni di portata certamente limitata per sostenere il regime militare e chiedere le dimissioni del Primo Ministro.

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Giuntura

Le dichiarazioni del signor Maïga hanno suscitato forti attacchi alla coerenza del suo atteggiamento. Hanno fatto sorgere congetture su un suo possibile posizionamento in vista delle future elezioni presidenziali. Maïga è anche oggetto di critiche da parte degli ex alleati del M5s-RFP, che lo accusano di aver abbandonato la lotta per il cambiamento e di agire per proprio conto.

Il mondo con l'AFP

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