Il Consiglio federale respinge l’iniziativa popolare contro il foie gras, senza presentare un controprogetto. Propone tuttavia che i prodotti derivanti dall’alimentazione forzata degli animali siano soggetti a dichiarazione obbligatoria per migliorare la trasparenza.
L’iniziativa “Sì al divieto di importazione del foie gras”, nota come iniziativa del foie gras, vuole vietare l’importazione del foie gras e dei prodotti derivati da queste frattaglie. Un divieto che varrebbe anche per i privati che non potrebbero più importare questi prodotti per uso personale.
Dal punto di vista della protezione degli animali il Consiglio federale comprende gli obiettivi del testo. La soppressione della domanda in Svizzera ridurrebbe la produzione di foie gras all’estero e porterebbe quindi a una riduzione del numero di anatre e oche utilizzate per la sua produzione.
Scarso effetto sul benessere degli animali
Tuttavia, mercoledì il governo ha chiarito che il consumo in Svizzera rappresenta solo l’1% della domanda sul mercato mondiale. L’effetto diretto sul benessere degli animali sarebbe piuttosto debole.
La consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha ricordato ai media che la legislazione svizzera sulla protezione degli animali è una delle più severe al mondo. In Svizzera l’alimentazione forzata del pollame domestico è vietata da oltre 40 anni.
Per quanto riguarda l’importazione, il ministro ha sottolineato nel programma del Forum RTS il carattere culturale del foie gras. In Francia “fa parte di una tradizione culinaria. Anche la tradizione stessa del pasto fa parte del patrimonio immateriale dell’UNESCO”, ha sottolineato.
Incompatibilità con la legge
Ha inoltre chiarito ai media che un divieto d’importazione non è compatibile con i trattati e gli accordi internazionali conclusi dalla Svizzera. Secondo il ministro ciò costituirebbe un grave attacco al libero scambio e rischierebbe di innescare controversie commerciali a livello internazionale.
Una misura così radicale può essere ordinata solo se tutte le altre misure meno severe non sono riuscite a raggiungere l’obiettivo desiderato, ricorda il governo.
“Non si possono escludere misure di ritorsione contro i prodotti svizzeri esportati”, ha affermato Elisabeth Baume-Schneider.
Più trasparenza
Il Consiglio federale propone tuttavia di introdurre un regime di rendicontazione obbligatoria per aumentare la trasparenza. I consumatori potranno così identificare il metodo di produzione del cibo. Devono essere consapevoli che stanno acquistando un prodotto ottenuto con metodi vietati in Svizzera, sottolinea il governo.
“Il Consiglio federale ha scelto la via pragmatica, tenendo conto delle richieste dei promotori e nel rispetto degli obblighi internazionali della Svizzera”, si compiace.
Per Elisabeth Baume-Schneider questo obbligo rispetta la proporzionalità. “La risposta del Consiglio federale è opportuna perché dà la possibilità di scegliere, con cognizione di causa, ciò che abbiamo sul piatto”, ha aggiunto al microfono della RTS.
L’entrata in vigore dell’ordinanza è prevista per la metà del 2025. Una consultazione è già stata effettuata.
ats/iar