Aiuti diretti, nuova vita alle regioni: strade per il futuro dei media

Aiuti diretti, nuova vita alle regioni: strade per il futuro dei media
Aiuti diretti, nuova vita alle regioni: strade per il futuro dei media
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Distribuzione sempre più costosa e meno efficiente

Per il momento i giornali privati ​​non beneficiano di aiuti diretti. Il sostegno dei Cantoni e della Confederazione si limita alla partecipazione alla distribuzione dei titoli. La posta comincia mettendo il dito sul problema pratico: “Come garantire la continuazione degli aiuti pubblici per la distribuzione dei giornali cartacei tramite Posta? Questo servizio sta diventando sempre più costoso e sempre più degradato: in alcune regioni ormai il postino trascorre il pomeriggio”.

E in questi tempi di “negligenza mediatica” – gli autori citano gli Stati Uniti – dovremmo andare oltre? Immaginate che le autorità sostengano direttamente i media? Nel loro appello propongono la “istituzione di meccanismi di finanziamento diretto della stampa in modo equo e tale da garantire la diversità dei titoli e delle opinioni”; la definizione dei criteri e del quadro di ammissibilità agli aiuti diretti”; e “aiutare la transizione digitale dei titoli attraverso lo stanziamento di fondi dedicati”.

Concludono così il loro editoriale: «La Svizzera aiuta l’agricoltura affinché la sua popolazione possa nutrirsi un po’ in un rapporto locale; la democrazia merita senza dubbio lo stesso rispetto”.

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A Saanen/Gstaad la battaglia del giornale locale

Da parte sua, il NZZ esplora tre esempi di rivitalizzazione dei media regionali. Esperienze certamente particolari, ma che la principale testata zurighese addita come esempi di una professione piuttosto disapprovata: «Per i giornalisti il ​​giornale locale è sempre stato un luogo da cui partire. Chi ha ambizioni o talento, o nel migliore dei casi entrambi, trova un posto in una redazione più grande, in una testata con più lettori, più soldi, più prestigio, un’esigenza di qualità più alta.

Questo non è il caso di Frank Müller, l’editore delTabellone segnapunti Saanennel cantone di Berna – questo è il comune di Gstaad.

Ha rilanciato i media locali in particolare facendo appello a una giovane caporedattrice, Jocelyne Page, 32 anni, presentata come esperta di vari strumenti, dai video all’intelligenza artificiale. E attaccato all’idea di un giornale locale che non sia solo un foglio. Lavora con cinque giornalisti, tutti principianti part-time. “Con diversi collaboratori indipendenti, riempiono ogni settimana due edizioni cartacee: con un misto di articoli editoriali, publiredazionali, informazioni su eventi e numerosi annunci, ufficiali e commerciali”, dice il NZZper il quale “ilTabellone segnapunti Saanen offre un classico servizio pubblico. Con le sue informazioni sui comuni di Saanen, Lauenen e Gsteig, il giornale locale contribuisce a un principio importante della vita comunitaria in Svizzera: la fiducia nella forza delle piccole unità.

Le scelte di Fredy Bayard

Il giornale cita anche il caso di Fredy Bayard, vallesano residente a Berna, che ha rilevato l’azienda Walliser Bote e un altro giornale, prima di venderli ai dirigenti dell’azienda da lui fondata. Là NZZ rileva che “ha fatto qualcosa che anche altri imprenditori privati ​​dei media in Svizzera vorrebbero realizzare: ha eliminato la concorrenza finanziata dai diritti d’autore”, rilevando la radio locale Rottu Oberwallis, che riceve due milioni di franchi all’anno come parte dei diritti d’autore. «Chi vuole realizzare con profitto una televisione o una radio locale in Svizzera ha bisogno di sostegno», assicura Fredy Bayard. Nel 2021 rileva il gruppo Gassmann (Giornale del Giura, Bieler TagblattCanal 3, Telebielingue e la tipografia Courvoisier-Gassmann).

A Rorschach, la vita locale attraverso un blog

IL NZZ affronta ancora un altro pregiudizio locale, il blog. Evoca la storia di Rorschach, una cittadina nel cantone di San Gallo, capolinea della linea spinale del paese, da Ginevra a Berna e poi a Zurigo. Dove venne stampato uno dei primi giornali in lingua tedesca, “forse addirittura uno dei primi giornali al mondo”. “Dal 1597, il pubblicista protestante Samuel Dilbaum riferì nel Rivista mensile di Rorschach eventi bellici, crimini, saccheggi, pirateria, nuove tasse, dazi doganali e l’alto costo della vita”.

Molto più recentemente, negli anni ’70, il Tagblatt di San Gallo ha preso il sopravvento Giornale di Rorschach; e nel 2019 il giornale ha chiuso il suo ufficio Rorschach. Lo ha sottolineato il blog di Res Lerch, “che ha appena festeggiato il suo 70esimo anniversario”. Non tocca la politica, è troppo complicata, ma sottolinea di voler parlare di “ciò che ci unisce”: le attività delle associazioni, i concerti e l’arte culinaria, le nuove offerte dei Comuni, i negozi che aprono e chiudono…” fotografa i graffiti sui muri delle case e il tramonto sul lago”, aggiunge il quotidiano, precisando che se il blog non porta molto, “nelle belle giornate”, Res Lerch registra “fino a 10.000 visite.


La posta organizza due dibattiti mercoledì 13 novembre alla Maison des associazioni, a Ginevra. Alle 18, “Quali soluzioni per salvare la stampa”, con la partecipazione dei direttori; alle 20:30, “Quale ruolo per gli attori politici ed economici?” con gli stakeholder politici.

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