È un caso che da giorni infiamma i social media: quello dei sex tape di Baltasar Ebang Engonga in Guinea Equatoriale. Direttore dell’Agenzia nazionale per le investigazioni finanziarie, è stato licenziato dal suo incarico con decreto presidenziale.
Anche Baltasar Ebang Engonga, che si trovava in custodia cautelare quando è scoppiata la vicenda, è accusato, in una testimonianza trasmessa dalla televisione di Stato, di aver conservato i suoi video senza consenso. Una donna, che si presenta come una delle sue compagne, ha spiegato di aver “dato il suo consenso” affinché le loro buffonate venissero filmate, ma pensava che le immagini fossero state “immediatamente cancellate” dopo la visione.
Se questa vicenda suscita molti commenti, solleva anche diversi interrogativi.
L’analisi di Cyrille Rolande Bechon, giurista e attivista, è responsabile della ONG Nuovi Diritti Umani in Camerun.
DW: Rolande Bechon Cosa ti ispira questa vicenda, dal momento che solleva la questione del consenso?
Rolande Bechon: Il caso Balthazar solleva effettivamente la questione del consenso delle vittime. Consenso ad essere filmato. Che i video vengano salvati e il consenso per l’uso che verrà fatto dei video che sono stati girati Quindi, nel diritto umano, si parla più della questione del consenso informato, informato significa che ha capito quali sono i dettagli e soprattutto cosa verrà fatto con la registrazione per la quale ha dato il suo consenso.
E quindi abbiamo due tipi di consenso. Possiamo avere un consenso esplicito, vale a dire che la vittima accetta, magari approva firmando un documento, di essere filmata e che accetta ciò che verrà fatto con la registrazione che è stata fatta.
Esiste anche il consenso tacito, il che significa che lei sa di essere registrata, ma non si oppone.
Ora parliamo di una questione di immagine, di privacy di una persona di cui ci aspetteremmo di parlare qui, di consenso informato e consenso esplicito, di cosa viene fatto il video, della registrazione e quale uso ne verrà fatto del video?
“Il caso Baltasar solleva la questione del consenso”
>In questo caso specifico difficilmente si potrà parlare di consenso informato da parte della vittima. Per quello ? Perché bisogna analizzare il rapporto che la vittima aveva con l’uomo.
Se l’etica professionale prevede che una persona che ha una posizione di superiorità verticale rispetto all’altra non possa davvero creare le condizioni per un consenso informato, un consenso, un’accettazione senza pressioni da parte della vittima, se è lei il capo e in un rapporto in cui il suo dipendente si trova lui stesso a farle dei favori, aveva davvero i mezzi per dire di no? Non ne siamo molto sicuri. Ed è per questo che in un rapporto professionale, quando poniamo domande sulle molestie sessuali, c’è quella che chiamiamo etica.
Ci sono cose che sono proibite proprio perché non c’è un rapporto orizzontale.
Se si tratta di qualcuno che è superiore, possono metterti in condizioni che richiedono che tu dia il tuo consenso implicito.
Quindi qui la domanda che sarà alla base dell’analisi è se i partner hanno davvero avuto la possibilità di dire no? E questo è il punto centrale delle procedure che devono aver luogo. Queste donne non erano vittime? Questa è l’intera domanda a cui bisogna rispondere oggi.
DW: Come possiamo capire che le persone corrono il rischio di accettare di essere filmate quando sappiamo che c’è il rischio che questi video cadano in mani inappropriate e vengano trasmessi?
C’è un problema di consapevolezza, di educazione individuale delle persone sul fatto che la questione dei dati, la questione della protezione dei dati personali è una questione così cruciale e così difficile che correre il rischio di accettare di essere filmati da uno sconosciuto, tra virgolette… Inoltre, anche quando vieni filmato da qualcuno che conosci, non sempre sai come questi dati possono essere trattati dato che questi dati sono salvati su apparecchiature informatiche, di cui la maggior parte di noi non dispone controllo sull’uso di questa attrezzatura informatica, possiamo copiarti i tuoi dati con un semplice clic.
Molti non hanno ancora la cultura dei pericoli della tecnologia digitale. Sapete che nell’Unione europea e negli Stati Uniti è in corso un intero dibattito sulla questione della protezione dei dati da parte dei grandi promotori della tecnologia digitale. i social network come Tiktok, come Facebook, come X, come tutti gli altri, gli altri media digitali. Questo dimostra quanto questo sia essenziale.
“È importante il rifiuto esplicito”
>Ma purtroppo ancora una volta siamo in un contesto in cui le persone utilizzano i social network o anche il telefono come semplici strumenti di distrazione senza essere consapevoli di tutti i pericoli, anzi dei grandi pericoli che corrono quando memorizzano i propri dati personali sui telefoni.
DW: Che consigli hai per evitare di ritrovarti in situazioni delicate come vedere le tue immagini intime sui social network o altrove?
Davvero, sarebbe meglio dire di no. Importante è il rifiuto esplicito, per dire rifiuto.
E se ci accorgiamo che ci troviamo comunque in una situazione in cui veniamo registrati, sarebbe meglio indicare un esplicito rifiuto.
Perché in assenza di un rifiuto esplicito di fronte a questa situazione, ci troviamo in una situazione di consenso implicito.
Sapevi che stavamo girando, ma non hai contestato, non hai rifiutato, non hai lasciato quel posto.
Possiamo quindi ritenere che tu abbia prestato un consenso tacito.
In una situazione in cui si parla di registrazione e trasmissione… Ciò significa che se ci fosse un piano per trasmettere il video, non si può parlare di consenso implicito.
Parleremo della necessità di avere un consenso esplicito perché forse con questi video si possono guadagnare dei soldi.
Se questi video venissero venduti, è logico e normale che le immagini utilizzate, quelle che sono state filmate, potrebbero trarre beneficio, appunto, dagli spin-off o dalla vendita di queste immagini.
Quindi, se non lo ha fatto, non si può, nel caso specifico, parlare di consenso esplicito davanti ad un tribunale.
Quindi ci sono così tante domande tanto complesse quanto difficili che verranno sollevate attorno alla questione.
Ed è per questo che le famiglie, invece di vedere quello che vediamo ora, dove le famiglie sparano alle donne, le persone che compaiono in questi video, ci aspettiamo davvero che le famiglie conducano un’importante disputa strategica, una disputa importante in modo che questa questione venga sollevata e affrontato e che gli Stati legiferano sulla questione della protezione dei dati e del consenso informato delle vittime per la registrazione e la diffusione delle immagini e sui diritti all’immagine e la diffusione delle immagini.