Alexander Zverev, ultimo imperatore di Bercy, mette fine al sogno di Ugo Humbert

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Ugo Humbert (a sinistra) e il tedesco Alexander Zverev, durante la cerimonia di premiazione, domenica 3 novembre al torneo di Bercy, a Parigi. JULIEN DE ROSA/AFP

L'ultimo capitolo di Bercy chiude nel linguaggio di Goethe, chiudendo simbolicamente il cerchio. La prima edizione del 1986 incoronò Boris Becker, e fu un altro tedesco, Alexander Zverev, a chiudere con un lucchetto la porta del torneo: troppo angusto, si prepara a raggiungere la Nanterre e la Paris La Défense Arena nel 2025. Quasi quattro decenni in una stanza spesso surriscaldata che fu il periodo d'oro del tennis francese.

Ugo Humbert sperava di succedere a Guy Forget (1991), Sébastien Grosjean (2001) e Jo-Wilfried Tsonga (2008), sollevando a sua volta l'albero di Fanti, il trofeo di bronzo dei Masters 1000 parigini. Ma domenica 3 novembre il mancino si è imbattuto in Alexander Zverev al top della sua forma. Per 1 ora e 15 minuti, il numero 3 del mondo ha messo in mostra i suoi abbaglianti rovesci a due mani, i suoi servizi che fanno cadere fulmini da un'altezza altissima (1,98 m), la sua capacità di riportare la palla con un semplice schiaffo e questo felino movimento con l'apertura delle braccia di un'aquila reale. Ingiocabile, il 27enne tedesco ha surclassato il fratello minore (6-2, 6-2) in tutti i settori.

Dopo una settimana in cui lui “dato tutto” in campo, i Lorena non avevano più la benzina per infiammare il pubblico, davanti e al centro, compresi Antoine Dupont e Florent Manaudou. “Avrei voluto mettere il mio nome sul trofeo, la mia testa lo voleva ma il mio corpo non ha reagito. Fisicamente ho avuto difficoltà a riprendermi da ieri [demi-finale face à Karen Khachanov]. Era mostruoso nei primi palloni, nei secondi non mi dava niente. Anche sul dritto, dove pensavo di poterlo prendere, non mi ha dato niente…”

“Nel tennis, se non evolviamo, andiamo indietro”

Impressionante fin dall'inizio della settimana, Alexander Zverev è stato eliminato da Arthur Fils solo agli ottavi (6-4, 3-6, 7-6). In semifinale ha spento l'entusiasmo del danese Holger Rune, dopo aver consumato nel turno precedente il brio tennistico del greco Stefanos Tsitsipas. “Sono stato solido dall’inizio alla fine. Sono felice di sollevare il trofeo Masters 1000, ma ci sono ancora aree del gioco che devo migliorare”, ha temperato il futuro secondo classificato dietro a Jannik Sinner nella classifica ATP.

Zverev vede premiato il suo eccesso di zelo. Non contento di essere il giocatore che ha giocato più partite quest'anno (86), il tedesco ha fatto gli straordinari durante tutto il torneo. Non appena è stato lanciato il pallone – anche dopo la finale – è tornato ad allenarsi. Una routine dettata da un interrogativo: se vuole solleticare Jannik Sinner e Carlos Alcaraz ai vertici del tennis mondiale, non può più permettersi di avere la minima carenza nel suo gioco.

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