Nel film “Tatami” viene impedito uno scontro sportivo tra Iran e Israele

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Maryam (Zar Amir) e Leila (Arienne Mandi) in “Tatami”, di Zar Amir e Guy Nattiv. METROPOLITAN FILMEXPORT

L’OPINIONE DEL “MONDO” – DA VEDERE

Questo è abbastanza raro da essere notato subito: Tatami è il primo film diretto da un israeliano e un iraniano, mentre i loro paesi stanno combattendo una guerra sempre meno segreta, riaccesa dai recenti eventi in Medio Oriente. I due hanno anche in comune il fatto di aver lasciato la loro terra natia. Guy Nattiv, 51 anni, è emigrato negli Stati Uniti, dove vive e lavora. Ha realizzato finora cinque lungometraggi, tra cui Stranieri nel 2007 (una donna israeliana e una palestinese si incontrano a Berlino) e Pelle nel 2018 (la redenzione di una giovane neonazista americana). Zar Amir, 43 anni, rinomata attrice iraniana, è andata in esilio in Francia nel 2006 e ha vinto il premio come migliore attrice a Cannes nel 2022 per Le notti di Mashhadun film su un assassino seriale Persiano di Ali Abbasi, straordinario regista danese di origine iraniana.

Leggi l'intervista a Zar Amir, co-regista di “Tatami”: Articolo riservato ai nostri abbonati “Il nostro film combatte contro ogni estremismo, dall’Iran a Israele”

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Tatamiil progetto che li unisce, si svolge durante una Coppa del Mondo di Judo a Tbilisi, Georgia. La delegazione iraniana invia Leila (Arienne Mandi), la sua atleta più esperta, accompagnata dal suo allenatore, Maryam (Zar Amir), a vincere una medaglia d'oro. Durante il suo cammino, tuttavia, Leila deve affrontare un judoka israeliano.

L'antisionismo della Repubblica islamica, che propugna un boicottaggio totale dello Stato di Israele in attesa della sua distruzione, non ha mai permesso che si verificasse una situazione del genere. Immediatamente, si mette in moto il rullo compressore, esercitato a distanza prima con incessanti chiamate, poi tramite personale diplomatico locale, sulla persona dell'allenatore, a cui si chiede di far obbedire il judoka.

Due fili drammatici

Leila, un blocco di pura energia e un carattere di ferro, non la vede così. Vuole andare fino in fondo, costi quel che costi. Nessuna ragione se non quella sportiva sembra spiegare questa scelta. Da cui, gli autori intrecciano due fili drammatici. Il filo Leila, la cui ostinazione metterà chiaramente in pericolo, non solo se stessa, ma anche la famiglia e gli amici che la sostengono nel paese, dove la messa in scena torna regolarmente.

E il filo conduttore Maryam, divisa tra la sua relazione con Leila, che sfugge sempre più alla sua influenza, e le minacce che le vengono rivolte a Teheran. La profondità del personaggio qui sta nel fatto che la storia di Leila ripete quella che lei stessa ha vissuto, qualche anno fa, come atleta, senza mostrare altrettanta determinazione.

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