Nel suo ultimo libro, Vers l'économie de guerre, il filosofo Pierre Charbonnier, professore a Sciences-Po e vicino agli ambienti ambientalisti, ripensa la sostenibilità energetica collegando sicurezza e protezione della Terra. Estratti.
La nostra opinione
Come rigenerare il legame tra guerre ed energia, fondamento della geopolitica moderna? Alla fine della seconda guerra mondiale, la pace si fondava sulla produttività e sul commercio, resi possibili dall'aumento del consumo di combustibili fossili. Ma questa associazione è ormai obsoleta, in un'epoca in cui i combustibili fossili sono diventati una fonte di distruzione, i cui danni sono paragonabili a lungo termine a quelli dei peggiori conflitti. Dobbiamo quindi costruire un nuovo ordine mondiale che leghi sicurezza e protezione della Terra, dove la pace sia mantenuta senza distruggere il pianeta. Questa è la posizione audace del filosofo Pierre Charbonnier, sulla scia del suo primo libro, Abundance et Liberté. Professore a Sciences-Po e vicino agli ambienti ambientalisti, l'autore dà tuttavia un tono nuovo ai discorsi classici.
Contrariamente ai fondamenti filosofici dell’ecologia politica, associati al pacifismo e alla decrescita, Charbonnier propone un’ecologia di combattimento, che pone la rivalità tra le nazioni al servizio della produzione di energie decarbonizzate.
Verso l'ecologia della guerra, Pierre Charbonnier, Editions La Découverte, 319 pagine. 23 euro.
Estrarre
“In un mondo che spesso si pensa sia governato dall’economia, e che in realtà lo è almeno in tempo di pace, il principio di sicurezza può prevalere sull’imperativo della crescita, anche se solo momentaneamente. È secondo questa logica che la rivoluzione energetica europea ha trovato una nuova legittimità, al di là dei soliti argomenti ambientali e scientifici. D’ora in poi, energia e clima sono inscindibili dalla geopolitica. Agire per il clima non è più agire disinteressatamente per il bene di un’umanità astratta, ma è entrare in rivalità di potere e difendere la sicurezza di una nazione o di un’alleanza tra nazioni. Il grande paradosso di questa situazione è che in questa corsa allo “zero netto”, dobbiamo arrivare in una buona posizione.
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