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una lettura teologica del presidente americano

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“E ancora una volta, cari cristiani, andate a votare; proprio questa volta; non avrai più bisogno di farlo. Non avrete bisogno di votare in futuro, miei bellissimi amici cristiani. Ti amo, sono cristiano, ti amo; esci di casa e vota. Tra quattro anni non dovrai più votare. Avremo tutto sistemato, quindi non avrai più bisogno di votare. » È in questi termini oscuri che il candidato Donald Trump ha arringato i suoi potenziali elettori il 26 luglio 2024, a West Palm Beach (Florida), in vista delle prossime elezioni presidenziali. Cosa intendeva esattamente il miliardario affermando che queste sarebbero state forse le ultime elezioni che il Paese avrebbe vissuto?

Se i sostenitori della sua avversaria democratica, Kamala Harris, credevano di scorgere tra le righe l’ambizione dell’ex presidente di trasformarsi in dittatore e rovesciare la democrazia, il candidato alla carica suprema degli Stati Uniti aveva insistito per essere rassicurante: avrebbe non abusare del suo potere “Solo il primo giorno”tempo di chiudere il confine con il Messico e « avanti, avanti, avanti » sempre più combustibili fossili.

Altri, invece, hanno una lettura molto diversa delle parole del candidato, vedendo in esse un’allusione alla letteratura apocalittica della tradizione giudaico-cristiana. Questo è il caso del medievalista Joël Schnapp: “Donald Trump mobilita una potente retorica religiosa, con l’uso di numerosi temi biblici ed escatologici [relatifs à la fin des temps]al punto che alcune sue parole somigliano a profezie della fine del Medioevo.sottolinea l’autore di Cronache dell’Anticristo. Crisi e apocalissi nel 21° secoloe secolo (Piranha bianco, 2023).

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