È la sua canzone più intima: Pierre Lapointe, star del Quebec, trasmette con delicatezza la tristezza di un figlio di fronte a una madre malata di Alzheimer, nel suo nuovo album tra emozione e autoironia, “per coloro che hanno il cuore danneggiato. In più di 20 anni di carriera, Pierre Lapointe è diventato un maestro nell’arte delle canzoni tristi, che realizza sempre in modo insolito, divertente o piccante. Autoironia come corazza, poesia come scudo: la ricetta resta immutata in “Dieci canzoni vecchio stile per chi ha il cuore spezzato”, un’opera dagli accenti che evocano i classici della canzone popolare, in uscita venerdì.
Anche con una quindicina di dischi all’attivo – 1,5 milioni venduti in tutto il mondo – molteplici collaborazioni tra cui Mika, Albin de la Simone e l’artista visiva Sophie Calle, nonché una vita mediatica come editorialista radiofonico e allenatore di teleuncinetto musicale, il cantante ha sempre preso cura di preservare la sua vita privata. “È molto importante. Per me è una specie di santuario”, confida aAFP, Pierre Lapointe, di passaggio a Parigi.
“Buono per le persone”
All’improvviso, disastro! Viene a sapere che sua madre ha il morbo di Alzheimer. “Avevo sottovalutato lo shock della diagnosi e l’ho ricevuto in faccia”, spiega al suo pubblico in un video diffuso in rete, dove descrive la genesi della canzone ispirata a questo punto di non ritorno. Scosso, il cantante sente il bisogno di aggrapparsi al suo altro rifugio, la musica. Come quando, da adolescente, “sentivo che le vibrazioni del pianoforte mi aiutavano a rimettermi in sesto”, ricorda. Ci vorrà tempo: un anno di pausa in cui viaggia e scrive, mesi di gestazione per “far arrivare le parole”, stando attenti a non “cadere in qualcosa di banale”.
Finalmente è nato questo titolo a cuore aperto, “Comme les pigeons d’clay”. “Ora considero la memoria come un oggetto volante che può esplodere in qualsiasi momento”, paragona questo poeta francofono, nominato Ufficiale dell’Ordine delle Arti e delle Lettere dalla Francia nel 2020. Prima di ogni trasmissione, chiede consiglio ai suoi cari cerchio e avverte il padre e la sorella: può, se necessario, “inventare una storia” o qualsiasi altra piroetta per allontanare il soggetto. “E tutti e due mi hanno detto: ‘No, vai avanti, farà bene anche alla gente’”, racconta.
“Confessioni di sconfitta”
“Ammetto di non aver mai veramente capito / Il tuo modo di giocare con la vita / Hai sempre creduto che la felicità avesse un prezzo”, canta Pierre fils, allo stesso tempo “triste”, “deluso” e “arrabbiato”. Perché lontano da ogni adulazione o da uno sguardo infantile, Lapointe porta con sé la visione di un adulto “in lutto per un rapporto mai esistito con sua madre, di grande rispetto, molto amore, di comprensione, ma anche di incomprensione, frustrazione. Questa canzone è l’“antitesi”, secondo lui, delle altre nove pensate come “esercizio” con un riferimento ai grandi cantautori, da Brel ad Aznavour.
Li aveva scritti anche per altri, prima di prendersene finalmente carico, puntando su una potente interpretazione. Come quando conduce un “colloquio inaspettato con la morte”: “Signora, buonasera…”, intona alla Mietitrice, altra figura femminile, tra i suoi soggetti preferiti. “Ci sono piccole ammissioni di sconfitta nelle mie canzoni, vale a dire momenti in cui un essere umano dice a se stesso ‘Non sono così bello, così forte, così brillante come vorrei’. Ma ho l’impressione che è allora che iniziamo a essere belli, brillanti e interessanti, quando accettiamo le nostre debolezze”, osserva.
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(afp)
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