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Un film biografico sui Beatles? E se invece guardassimo The Rutles e Spinal Tap!

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Chiaramente non è l’immaginazione a uccidere gli sceneggiatori di Hollywood, come dimostra questo nuovo progetto che continua a scuotere questo grazioso piccolo mondo: un “biopic” dedicato ai Beatles. Infine, per essere più precisi, quattro film girati contemporaneamente su ciascuno dei nostri famosi Liverpuldiani. In carica? Il britannico Sam Mendes, autore del pluripremiato Oscar Bellezza americana (1999) e due James Bond confezionati non troppo male: Pioggia forte (2012) et Spettro (2015). Dal 10 dicembre sappiamo anche chi potrebbe interpretare Paul McCartney: le voci parlano dell’attore irlandese Paul Mescal. Perché no.

È vero che il genere sta vivendo una certa rinascita, dopo il successo di Bohemian Rhapsody (2018), dedicato al gruppo Queen, o L’Uomo Razzo (2019), che ripercorre la vita dello stravagante Elton John. Alla fine? Bla, blah, e film in mezzo: troppo scandalosi per ciò che mostrano come saggi e troppo saggi per ciò che presentano come scandalosi, le scappatelle sessuali e oppiacee dei due cantanti sono singolarmente annacquate, come la follia che li animava. Nel registro, preferiamo raccomandare il Ray (2004) di Taylor Hackford, che ripercorre lo straordinario viaggio di Ray Charles, ovvero il sovralimentato Le Porte (1991), di Oliver Stone che, lì, non nascondeva nulla del lato oscuro di Jim Morrison, il poeta sciocco e panciuto che conosciamo, da sempre affascinato dall’occultismo e dal nazismo.

Gli scarafaggi? Sono ancora loro che ne parlano meglio!

Pertanto, è difficile vedere cosa potrebbe portare il nuovo film biografico. Sui quattro ragazzi al vento è stato detto e scritto tutto; dai protagonisti principali, per di più, nella loro magnificenza Antologiauna somma pubblicata già 24 anni fa. Quanto ai primi anni, quelli in cui girovagavano per i bar dei marinai di Amburgo, tutto è stato rintracciato nelle straordinarie Controtempo (1994), di Iain Softley. Per il resto è stato così breve… Dal primo 45 giri, Amami, fallouscito nel 1962, fino alla separazione nel 1970, avrà venduto più di 600 milioni di dischi. E continua. La loro creatività rimane unica. È un gruppo a parte. Un monumento storico. Non sappiamo cosa pensano i due sopravvissuti, Ringo Starr e Paul McCartney, del progetto in questione. Certamente riuscirà a riempire ancora di più i rispettivi conti bancari, ma è risaputo che questi Fab Two tenderebbero ad essere al riparo dal bisogno.

Parodia, più incantevole della realtà?

E, semplicemente un’ipotesi da manuale, se il batterista e il bassista più famosi del pianeta custodissero tutt’altro film che li celebrasse, nel 1978: I Rutles ? Questa brillante pochade, sottotitolata “ Tutto ciò di cui hai bisogno sono contanti “, parodia del loro” Tutto ciò di cui hai bisogno è l’amore », porta la firma di Eric Idle e Neil Innes, dei Monty Python. Per l’occasione, le canzoni sono state composte “nello stile di” non lontano dai modelli. Meglio: George Harrison fa la sua apparizione furtiva, solo per fornire il suo appoggio alla vicenda. Non deve aver dovuto sforzarsi troppo, visto che è diventato ben presto il produttore ufficiale di questa allegra band dall’umorismo devastante tipicamente inglese.

Meglio: Mick Jagger interviene a lungo in questo biopic vero-falso, lamentando il talento di questi maledetti Rutles senza i quali il suo gruppo, i Rolling Stones, forse avrebbe potuto tentare una carriera internazionale. C’è ancora Paul Simon, che deplora l’onnipresenza di questi stessi Rutles che gli hanno impedito di raggiungere il successo con il suo aiutante, Art Garfunkel!

Un modello del genere che spinge oltre i limiti, poiché mostra il clone di John Lennon che intraprese una crociata per la pace, agghindato dalla moglie giapponese, una gigantesca Yoko Ono, che non lascia mai la sua uniforme di… SS! Da notare che mai il binoclard, autore d’Immaginauna nuova canzone recentemente menzionata qui, non è stata provata. A quel tempo sapevamo ancora ridere.

Il film che ha traumatizzato il mondo dell’hard rock

Nel genere farsesco ce ne sono di ancora più belli, più grandi, con il Colpetto spinale (1984), di Rob Reiner, regista noto soprattutto per Quando Harry incontrò Sally (1989), la sua adorabile commedia romantica. Colpetto spinale? Un gruppo hard rock che sintetizza tutti i cliché del genere: musica classico-pomposa eseguita sul palco in un’ambientazione in stile Stonehenge; tranne che, in mancanza di un budget consistente, i megaliti sono alti quanto Playmobil™, un bassista che fa suonare i cancelli dell’aeroporto dopo aver rinforzato il suo calbut con una zucchina avvolta in un foglio di alluminio, la bambina del cantante che è appassionata di astrologia e che decide le date del tour del gruppo in base alle fasi lunari. Una chicca, ma che avrà traumatizzato molti musicisti che si sentivano un po’ presi di mira. Si dice che il pazzesco Ozzy Osbourne, storico cantante dei Black Sabbath, uno dei pionieri dell’heavy metal, non si sarebbe mai ripreso. Nemmeno noi, in effetti; ma ridere.

Tutto questo per dire che un biopic sui Beatles, perché no; ma ciò non era necessariamente necessario.

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