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Per Camille “il canto apre gli spazi interiori”

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Camille difende il diritto di cantare, essere una cantante per lei non significa necessariamente prendere un microfono e fare una performance, essere una cantante.Credo che si inizi semplicemente lasciandoti vibrare, dicendoti che la tua voce non è fatta solo per parlare, per tenere un discorso, ma anche per stare bene.“.

Il canto apre uno spazio interiore

Per Camille, canta”apre uno spazio interno. Perché quando canti risuona dentro di te, risuona nel petto, può risuonare nella gola, nel cranio, nel naso. Viaggiamo, apre gli spazi interiori.

Come sottolinea Ali Baddou, lo stile di Camille è forse questo puro rapporto con il canto, come nel suo pezzo “Tout dit”, dall’album I Love You dove sentiamo il suo respiro, il suono delle ispirazioni, le esalazioni tra brevi frasi. Ascoltando il brano in questo spettacolo, la cantante chiude gli occhi e canta.

L’artista spiegherà che ha fiducia nel canto, che attraverso il canto ci si eleva. Qui cita Sant’Agostino che diceva “Chi canta prega due volte”. Lei continua, “Penso che cantando possiamo incantare il mondo, e poi pregare per un mondo migliore, e poi… ci rialziamo e allora tutto sarà migliore“.

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Lezione Ascoltare 56 minuti

L’importanza degli interstizi, tra note e silenzi

Camille pratica ciò che lei chiama auto-sostegno: “Fai sentire le note tra le note, fai sentire il luogo e ciò che potrebbe essere suonato da uno strumento armonico, una chitarra, un’orchestra… Dai un po’ dell’essenza di quella che in musica chiamiamo la griglia armonica, di cosa accompagna la canzone.

Il cantante spiega che il canto è completamente umano e permette a chiunque di relazionarsi “,parliamo con gli esseri umani“Per esempio, fa un parallelo parlando di portare in giro un sacco di valigie per definirla, ma che la sua voce è dentro di lei. Non c’è altro artificio, strumento o oggetto per avere la sua voce con te, in te stesso.”È estremamente pratico, perché posso fare tutto con la mia voce, posso davvero direttamente, senza nessun altro mezzo se non me stesso, far sentire quello che sento nella musica.

Spiega anche l’importanza di lasciare i silenzi; lavorare sui silenzi, nel canto o nella musica, permette di renderli visibili, di evidenziarli, incorniciandoli con le note, sistemandoli con il respiro. Il filosofo Jankélévitch disse: “il silenzio è il deserto dove fiorisce la musica“. Lei annuisce e aggiunge che “la musica non è solo note, non è solo fare, è ciò che c’è tra le note“.

Il resto dell’intervista e l’allegria di alcune note cantate da Camille possono essere ascoltati qui…

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Lezione Ascoltare 1 ora e 28 minuti

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