Salve signor Eddy, come sta?
Delicatamente. Sto uscendo da una polmonite che mi ha costretto a posticipare di tre settimane l'uscita del mio nuovo album, “Amigos”. Sto molto meglio oggi.
Un nuovo album, il 40esimo in studio, e un nuovo libro autobiografico: non ti fermi. Hai ancora voglia di lavorare, di trasferirti?
Ebbene sì, lavoro ma non lo chiamo lavoro perché lo prendo con calma e amo comunque quello che faccio. Cantare è il mio lavoro e non puoi rinunciarci dall'oggi al domani.
Leggiamo nell'argomentazione del tuo libro “Autobiografia”: “Per la prima volta, Eddy Mitchell si apre”, come se dicesse tutto. Non hai già detto tutto nel precedente, “Il dizionario della mia vita”?
Non sono io che ho scritto l'annuncio (ride), ma deve farlo l'editore
vendere il mio libro. E' il suo lavoro. È vero che dico cose che non avevo mai scritto prima sul cinema, sulla musica e su tutto il resto.
Voglio lavorare solo con persone che amo e che sono come una famiglia: i Souchon padre e figlio, Alain Chamfort, Sanseverino, William Sheller, Pascal Obispo.
Il tuo quarantesimo album in studio, “Amigos”, è all’altezza del suo titolo. È concepito come una riunione di famiglia e amici di lunga data. Ti rassicura, ti ispira stare con loro?
SÌ. Voglio lavorare solo con persone che amo e che sono come una famiglia: i Souchon padre e figlio, Alain Chamfort, Sanseverino, William Sheller, Pascal Obispo. Alain Artaud, in produzione, mi ha aiutato molto a riunire chi è con me da molto tempo.
È facile lavorare con i tuoi “amici” e con così tanto ego?
È andato tutto molto bene, come si suol dire, perché abbiamo fiducia, senza rivalità o vanità. Con Alain Souchon e suo figlio Pierre abbiamo perfezionato il titolo di apertura, “En convertible Pontiac”, una sorta di road movie sulle grandi strade del Nevada. Ho incluso una rapina e un cenno a Bonnie & Clyde. Adoro questo tipo di atmosfera. Abbiamo poi lavorato su “Boogie Bougon” che mi si addice molto bene nello stile dell’autoritratto. Ho cambiato il ritornello e alcune frasi, incluso un cenno a Droopy.
C'è anche William Sheller in “L'avventura non è mai lontana”. Un primo…
Ci sto pensando da molto tempo. Abbiamo condiviso il palco ma questa è la prima volta che lavoriamo sulla musica di una canzone, alla quale ho dato un tono country che mi si addice bene. Si riferisce a tutto ciò che mi faceva sognare da ragazzino, il Nautilus, il Capitano Nemo, Moby Dick, il pirata Long John Silver.
Proprio questo album registrato a Bruxelles e che vede protagonisti musicisti americani venuti appositamente dagli Stati Uniti, ha un colore molto country. Sogni ancora questa America da cartolina?
Sì, perché è un'America idealizzata, quella della mia infanzia, film, grandi spazi, canyon, macchine, western con cowboy e indiani. È certo che la mia America non è quella di Trump!
In “Amigos” ci sono anche alcune cover come questa hit degli anni '70 cantata da Mélanie, “Hanno cambiato la mia canzone”. Perchè hai scelto proprio questo?
L'ho scoperto nella versione orchestrata da Quincy Jones per Ray Charles. Lei è fantastica. Lo ricopro con arrangiamenti e cori bellissimi, immaginando la storia di un artista a cui viene rubata la sua canzone in un bar.
Cantare fa parte della mia vita. Sempre. Credo ancora che questo album non sarà l'ultimo, almeno lo spero! Ho smesso di esibirmi ma ho sempre detto che avrei continuato a cantare, a scrivere canzoni.
Conoscevi il direttore d'orchestra, compositore e arrangiatore recentemente scomparso Quincy Jones prima che diventasse famoso in tutto il mondo con “Thriller” di Michael Jackson?
L'ho incontrato per caso, quando ero agli inizi. Ricordo che mi indicò la strada per la sala prove alla prima audizione dei Black Soccer alla Barclay's. Successivamente, Quincy mi ha aiutato indirettamente con la progettazione del mio album “Big Band” (2015). Ha inoltre firmato, senza che appaia il suo nome, gli arrangiamenti della prima versione di “Cemetery of the Elephants” che non è stata selezionata.
Cosa significa questo 40esimo album, che non c'entra niente? Un modo per fare gli straordinari?
Ebbene sì, il canto fa parte della mia vita. Sempre. Credo ancora che questo album non sarà l'ultimo, almeno lo spero! Ho smesso di esibirmi ma ho sempre detto che avrei continuato a cantare, a scrivere canzoni.
Cosa ti dà particolarmente fastidio oggi?
Politici. Anche se la sinistra che incarnava i giovani e la classe operaia non esiste più, io sono ancora qualcuno di sinistra. Lo sono sempre stato per le mie origini.
Di cosa sei più orgoglioso?
Dei miei tre figli e anche di mio nipote, che mi fa ridere.
Johnny, pensi spesso a lui, a questi momenti felici condivisi?
Sì, ma questi sono pensieri piuttosto sfortunati. Voglio dirgli: “Perché ti sei comportato in modo così stupido? “. Per fortuna le cose belle ritornano, ma ci sono sempre rimpianti. Mi dico che se non si fosse bruciato la vita, sarebbe ancora qui con me.
*Le Cherche Midi, 19,80 euro.
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