Il batterista degli Anthrax e dei Pantera Charlie Benante ha parlato delle sfide finanziarie che devono affrontare gli artisti nell'industria musicale di oggi, criticando aspramente i servizi di streaming come Spotify e lodando la lotta dei Metallica contro Napster negli anni 2000.
Un settore in crisi
In una recente intervista con Il tempo irlandeseCharlie Benante ha condiviso la sua frustrazione per lo stato dell'industria musicale. Secondo lui: “Non esiste più davvero un’industria musicale. Ci sono persone che ascoltano la musica, ma non come prima. Spotify è dove la musica muore. Siamo qui perché dobbiamo giocare, ma io sono stanco di giocare”.
Ha aggiunto: “Gli artisti sono i più sfruttati in qualsiasi settore. Non abbiamo copertura sanitaria, niente. Ci hanno fregato così tanto che non so come faremo a superare questa cosa. Vendere limonata all’angolo della strada probabilmente frutterebbe più soldi”.
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Supporto per i Metallica contro Napster
Ripensando alla battaglia legale dei Metallica con Napster nel 2000, Benante ha applaudito la band per aver preso posizione: “Avevano assolutamente ragione. Hanno protetto la loro arte, la loro proprietà intellettuale, per evitare che arrivassero degli stronzi a rubarla. Chi li criticava non capiva. Finché non provi ciò che sperimentiamo noi, non puoi giudicare.
I Metallica affrontarono un'ondata di critiche all'epoca, con alcuni che li definirono “ricchi egoisti”. Tuttavia, Benante ha sottolineato che la loro lotta è quella di preservare i diritti degli artisti in un settore in cambiamento.
Antrace e l'adattamento in streaming
Sebbene Benante rimanga scettico nei confronti dei servizi di streaming, il suo collega Scott Ian ha adottato un approccio più pragmatico. Nel 2018, Ian ha detto: “Spotify ha funzionato bene per Anthrax negli ultimi anni. I fan scoprono la nostra musica su Spotify e poi vengono ad acquistare i biglietti per i nostri concerti. Una volta che ci vedono dal vivo, diventano fan per tutta la vita”.
Tuttavia, Ian ha anche riconosciuto i limiti finanziari dello streaming, affermando: “Non compensa la perdita di vendite degli album, ma è il futuro. Se non ti adatti, non sopravvivi”.
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