Questo non ti sarà sfuggito; il campionato del mondo MotoGP non si svolge nei cinque continenti. Dal 2004, infatti, l’Africa non è più rappresentata e questo è un peccato. Vale la pena correre in questo continente in crescita esponenziale, perché gli appassionati sono tanti; Oggi affrontiamo la questione attraverso lo studio di un circuito poco conosciuto in Europa.
Perché un Gran Premio della MotoGP in Africa avrebbe senso
Prima di tutto, L’Africa non è sconosciuta nel mondo dei Gran Premi. Nel corso della storia, molti piloti di talento, a volte leggendari, hanno avuto stretti rapporti con il continente africano; a volte sono nati lì, a volte hanno vissuto lì. Pensiamo a tutti i Rhodesiani, Paese legato alla storia dei Moto GP che tra qualche giorno approfondiremo. Tra questi, Ray Amm, Jim Redman e Gary Hocking, campione del mondo 500cc nel 1961.
Ovviamente impossibile non citare i sudafricani, su due ruote (Kork Ballington,
Jon Ekerold…) o quattro, come Jody Scheckter, campione del mondo di Formula 1 nel 1979. In ogni caso, fino a tempi recenti, gli sport motoristici si sono spesso concentrati nel Sud del continente. Contiamo 10 edizioni del Gran Premio del Sud Africa disputato sul leggendario tracciato di Kyalami (tra Johannesburg e Pretoria), ma anche sulla Phakisa Freeway, non lontano da Welkom, una cittadina di poco più di 60.000 abitanti situata in mezzo al nulla.
C’è ovviamente anche il circuito di Kyalami in Sud Africa.
Senza nemmeno citare il Gran Premio del Marocco di Formula 1 o la mitica Parigi-Dakar, comprendiamo che gli sport motoristici non sono una novità per gli africani ; avrebbe senso ritornarci. Del resto anche la F1 non mette piede lì. Erano in corso trattative con il circuito di Kyalami ma la situazione resta ferma. Sarebbe quindi interessante, per una volta, anticipare questo campionato che inghiotte tutto sul suo cammino, rendendo omaggio a un continente appassionato, dove i trasporti motorizzati di piccola cilindrata sono legioni. Inoltre, alcuni paesi stanno creando proprie società dedicate alla progettazione di veicoli elettrici a due ruote.
Con una popolazione giovane sarebbe possibile offrire uno spettacolo bello in un ambiente diverso, quale renderebbe il campionato MotoGP sempre più riccovario ed emozionante. Chiaramente ciò comporterebbe solo vantaggi.
Un circuito poco conosciuto
Il problema delle infrastrutture si presenta spesso con il continente africano. Indipendentemente dalla disciplina, gli atleti in genere si lamentano degli stadi una volta lasciati il Sudafrica e il Maghreb. Tuttavia, in Senegal, nel 2008 è stato realizzato un circuito del tutto originale e praticabile ; il percorso dei Baobab di Dakar (da qui la foto di copertina), disegnato da Jean-André Collard e approvato dalla Fédération Internationale de l’Automobile nel 2009.
Il tracciato è interessante e permette ai senegalesi di beneficiare di un’infrastruttura solida, originale e preziosissima nell’Africa Occidentale; questo è il unico circuito permanente approvato in questa regione in crescita del mondo. Rinomato per il suo carattere molto tecnico (vedi trama in fondo all’articolo), ospita ogni anno la 6 Ore di Dakar, un evento composto da due prove da tre ore ciascuno che si è affermato nel tempo nel panorama sportivo senegalese. paesaggio.
Il circuito dei Baobab, situato in Senegal. Un percorso interessante.
Quindi, ovviamente, sarebbe necessario lavorare per portare il circuito agli standard richiesti dalla MotoGP, ma dobbiamo anche promuovere queste iniziative che possono portare grandi benefici ad entrambe le parti. Il suo telaio lo renderebbe un Gran Premio a sé stante; situati nel comune di Sindia nella regione di Thiès, siamo entrambi vicini a Dakar, la capitale, ma anche e soprattutto a due passi dall’Oceano Atlantico e dall’aeroporto internazionale Blaise-Diagne. Ancora più originale, il percorso si trova a pochi chilometri dalla riserva naturale di Bandia, che è pieno di animali protetti.
Anche se ci sono sviluppi da pianificare, c’è sicuramente un modo per realizzare il sogno di milioni di persone mettendo piede in questo magnifico paese, dal colore ocra che contrasterebbe davvero con il resto del calendario. Come nel sud-est asiatico, non c’è dubbio che i senegalesi apprezzerebbero lo spettacolo e sarebbe in grado di accogliere il mondo come dovrebbe. A riprova, il grande ritorno del Safari Rally WRC in Kenya nel 2021, un must tra i must-see, porta un tocco diverso che permette a questo campionato di affermarsi ancora di più a livello internazionale.
Altre opportunità
Anche se i mercati africani sono, per il momento, meno importanti di altri a livello internazionale, è impossibile negare che si sta creando una dinamica. Al Nord, innanzitutto, con il Marocco. Il paese arabo sarà co-ospite della Coppa del Mondo FIFA 2030, insieme a Spagna e Portogallo. Le infrastrutture si sviluppano sempre di più e la Formula 1, una volta, ha già messo le sue ruote su queste terre. Non sarebbe illogico andarci.
Parlando di Formula 1, da tempo si solleva anche la questione di un GP in Africa. Sotto la guida di Lewis Hamilton – che si batte da tempo in questo senso – la FIA e Liberty Media potrebbero rivolgersi a Ruandache, da diversi anni, ha avviato un gigantesco piano di comunicazione. Avere un GP di Formula 1, e, perché no, un Gran Premio di motociclismo potrebbe permettergli di rafforzare le sue potere morbido. Questo tracciato è attualmente in fase di studio, ma non è stato ancora fatto nulla perché al momento non esiste alcun circuito.
Conoscevi il circuito dei Baobab di Dakar? Saresti propenso a vedere un Gran Premio d’Africa, e perché non in Senegal? Raccontacelo nei commenti!
Il circuito dei Baobab di Dakar è uno scenario unico. Non siamo abituati a vederlo.
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