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Parliamo di MotoGP: Ducati (forse) ha commesso un grosso errore

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La Ducati ha perso o vinto questo campionato MotoGP? Questa è una domanda complicata. Da un lato, il marchio ha vinto tutto, realizzando, senza dubbio, la migliore stagione per un produttore dell’era moderna. D'altro canto, il team ufficiale, che rappresenta il marchio nei Gran Premi, ha perso il titolo piloti, il più importante per la comunicazione attorno a un impegno sportivo. Allora come rispondere alla domanda posta da questa introduzione?

La fine dei complotti?

Ho già avuto questo dibattito nei commenti di recente.
Molti mi hanno detto che è stata innegabilmente una vittoria Ducati, perché è stato il marchio che ha fornito il materiale a Jorge Martin. Del resto ne approfitto per parlarne adesso, ma questo titolo del pilota satellitare, che molti cospiratori di basso livello ritenevano impossibile, dimostra che si sbagliavano, ancor più di chi pronosticava Bagnaia vincitore per convinzione. Almeno smetteranno di inquinare gli spazi pubblici… in attesa di trovare un'altra cospirazione.

L'azienda di Borgo Panigale vinse anche il campionato costruttori, vinse tutte le gare dell'anno tranne quattro (contando le Sprint), Ducati Corse vinse il titolo squadre… sì, la Ducati in senso lato vinse. Ma comunque, secondo me, è una sconfitta. Cercherò di spiegare perché.

Bagnaia non è l'unico ad aver perso molto. Foto: Michelin Motorsport

Una vittoria che risuona meno

Innanzitutto per i cittadini e la comunicazione (l’arma migliore in una società capitalista come la nostra),
il titolo di un pilota è infinitamente più importante del titolo di un costruttore, in tutti gli sport motoristici. Alla gente non interessa davvero quale marca abbia fatto meglio nel corso di un anno. Tutto ciò che interessa al pubblico, giustamente, è sapere quale pilota ha vinto e, in secondo luogo, quale moto stava guidando, il che è un ricordo tanto più vivido quando si tratta di una moto di fabbrica. Sapevate che nel 2020 la Ducati ha vinto il titolo costruttori ? Tutti però ricorderanno Joan Mir e Suzuki, di cui quell’anno si parlò molto di più. Nel 1993 tutti ricordano Kevin Schwantz e la sua Suzuki, ma non la Yamaha che aveva trionfato sugli altri marchi. Non parlo nemmeno del titolo della squadra, che è ancora meno importante dal punto di vista commerciale.

La Ducati è rappresentata dal suo team ufficiale, e non fu una moto rossa a vincere il titolo di pilota. Di conseguenza, la Ducati ha perso nel 2024. Non potranno comunicare sul numero 1, e per di più su un pilota italiano che vince su un italiano, un parametro molto importante.

Un approccio appassionato

Questo non vuol dire che non bisogna fare i complimenti alla Ducati, perché almeno ha dato le stesse possibilità ai due protagonisti di questa stagione. Secondo me era molto rischioso perché Martin aveva già quasi vinto il titolo nel 2023. Mi aspettavo allora che avvenisse una sorta di separazione tra Pramac Racing e la squadra madre, soprattutto da quando Campinoti ha annunciato la partenza della sua truppa per Yamaha a metà stagione. La Ducati avrebbe avuto tutto il diritto di interrompere il suo sostegno a Pramac, per favorire ampiamente Bagnaia. Vado ancora oltre: questo è senza dubbio quello che avrebbe fatto qualsiasi team di e qualsiasi squadra ufficiale giapponese in MotoGP.

Gestire il caso Bastianini era piuttosto pericoloso, perché Martin era più che legittimo sostituirlo. Foto: Michelin Motorsport

Almeno ci ha regalato uno spettacolo, una battaglia tra due piloti quando la MotoGP non è mai stata così schiacciata da un costruttore. È encomiabile, ma non toglie nulla alla sconfitta. Le dà fastidio vedere Martin festeggiare sulla pista di Barcellona, ​​senza adesivi “Ducati” presenti sugli oggetti utilizzati durante la festa. Le dà fastidio vedere il suo autista interno picchiato da un cliente che si reca presso una marca opposta. Se si va sul sito Pramac Racing, nei comunicati che parlano della vittoria di Martin nel 2024 non si parla di Ducati. Provatelo, è quasi surreale. Infattiil marchio che ha reso possibile questo titolo, perché senza di esso nulla sarebbe stato possibile, si vede completamente cancellato da questa vittoria, non gli appartiene. Quando, tra quindici anni, guarderemo l’elenco dei campioni,
vedremo Jorge Martin e poi, aneddoticamente, la Ducati.

Conclusione

Secondo me la Ducati, nel 2024, ha perso, perché la squadra che rappresenta il marchio – e ce n’è solo uno –
perduto. Ducati, è rossa, è Italia, è Tardozzi, è Bagnaiaet
tutti erano dalla parte dei perdenti. Ok, l'azienda ha vinto tutto, ma è rimasta intrappolata nella sua stessa trappola. Questa è l'altezza del produttore moderno, che vuole affermarsi in massa presso i suoi clienti. In questo senso penso che anche la Ducati abbia commesso un errore. Per fare un altro esempio, la Ferrari non ha mai permesso che uno dei suoi piloti si avvicinasse a Schumacher, tutto veniva fatto per metterlo nelle migliori condizioni perché la sua leggenda era al servizio del marchio. Oggi tutti hanno dimenticato che era scandalosamente dominante, se ne parla addirittura con nostalgia, e questo ha contribuito a fare della Ferrari un mito.
La Ducati ha avuto l'opportunità di sostenere il mito di Bagnaia come hanno fatto Honda e Yamaha con Valentino Rossi e ha fallito per eccesso di passione. Un dolce paradosso, insomma.

Tutto ciò dà ancora più peso alla vittoria di Jorge Martinche proverà a scrivere la propria storia con un altro produttore.

Cosa ne pensi? Raccontamelo nei commenti!

Si ricorda che questo articolo riflette solo il pensiero del suo autore e non dell'intera redazione.

Dire che il catalizzatore della rottura tra Pramac e Ducati non è altro che una leggenda… Foto: Michelin Motorsport

Foto di copertina: Michelin Motorsport

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