Retro: ecco l’uomo di cui la Honda ha davvero bisogno…

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Non contano solo i piloti che vediamo in gara. Coloro che sviluppano componenti per le macchine da Gran Premio spesso operano nell’ombra. Testare è molto più che approvare modifiche di fabbrica, è poter sentire le cose e spiegarle al meglio. Shinichi Ito (spesso francesizzato in ‘Itoh’) faceva parte di questa categoria di piloti. Uno sguardo alla carriera di “tester di lusso”, di cui la Honda ha davvero bisogno in questo momento.

La scuola giapponese è affascinante da studiare. Sono moltissimi i piloti, soprattutto negli anni Novanta, traboccanti di talento e aggressività. Ito non fa eccezione alla regola. Inizia la sua carriera alla fine degli anni 80 nel prestigiosissimo campionato giapponese, dimostrandosi subito veloce.

Già in esecuzione su Honda, l’azienda ha capito il potenziale del giovane. Questo riesce a portare qualcosa in più, un feeling reale, e descrive molto bene i problemi delle moto. Nel 1989 era già stato assunto dalla HRC come freelance al Gran Premio del Giappone, un’abitudine per i migliori del paese.

Doohan, Beattie e Itoh a Eastern Creek nel 1993. Foto: Stu Newby

Ciò si rivela convincente: riesce a segnare una top 10 sul leggendario circuito di Suzuka. Inizia così un lungo periodo di test su diverse macchine. Il suo calendario comprende il campionato giapponese, la 8 Ore di Suzuka e un periodo al Gran Premio del Giappone. Prova di questa fiducia, è l’HRC che gli dà l’opportunità di condividere la pista con i migliori una volta all’anno, e questo per quattro anni consecutivi.

Ogni stagione fa una bella figura. Lungi dall’essere ridicolo, arrivò addirittura 4° nell’edizione del GP del 1992, precedendo il grande Randy Mamola. Dopo tanti anni in Honda (dall’inizio della sua carriera), il marchio alato decide di premiarlo con un manubrio ufficiale per l’anno 1993. L’occasione vale oro, proprio come lui. Infatti, mentre Daryl Beattie e Mick Doohan prendersi cura di segnare punti molto importanti, è Ito che sviluppa le parti future per Rothmans Honda. Il suo ruolo è assolutamente fondamentale in squadra, ma necessariamente brilla meno dei due attaccanti. Riuscì però a salire sul podio in Germania, nonché a conquistare un settimo posto in campionato.

Il contratto prosegue per gli anni successivi, e nel paddock si scopre un pilota molto regolare, che affianca la Honda nella corsa al titolo. Nonostante le sue numerose presenze sul podio – tre solo nel 1994 – non riuscì a vincere una gara. Nel 1996 è stato, almeno in parte, responsabile dello sviluppo della Honda NSR500V bicilindrica, ma l’evidente mancanza di potenza rispetto al V4 gli impedisce di performare come gli altri anni.

Necessità della Honda

Shinichi Itoh al Grand Prix du Japon 1993. Foto: Rikita

Al termine di una stagione complicata, Shinichi decide di tornare a correre in Giappone, sempre per la Honda, ma non dimentica lo sviluppo: diventa tester Bridgestone per l’azienda alata, insieme al talentuoso connazionale Nobuatsu Aoki. Per finire, è stato il suo prezioso feedback ad aiutare la Honda a sviluppare la RC211V, la prima MotoGP nella storia dell’azienda. A 36 anni, è stato premiato con una wild card al Gran Premio del Giappone del 2002.sulla nuovissima macchina, che ha concluso con un onorevole 4° posto.

Non si allontana mai dal mondo dei Gran Premi, ma fa un passo indietro. Si concentra su un evento a lui caro, la 8 Ore di Suzuka, con successo. Ma, a metà degli anni 2000, è ancora richiesto dalle squadre in cerca di buoni risultati: è il caso di Ducati, che offre i suoi servizi per conoscere meglio le gomme.

Sebbene sia meno conosciuto di Doohan, Ukawa o Rossi, il ruolo chiave di Ito nel successo dei tre piloti Honda è innegabile. L’azienda ha deciso di fargli il regalo più grande: per premiare una carriera formidabile, i decisori gli hanno offerto una wild card per il Gran Premio del Giappone 2011, per sostenere l’unità del Giappone dopo i danni del disastro naturale.
A bordo di una magnifica RC212V vestita con i colori tradizionali, all’età di 45 anni è partito per la sua ultima partita. Un momento magnifico, per una vita dedicata ad una passione incrollabile.

Ti ricordi questo pilota? Raccontacelo nei commenti!

Come spesso, all’ombra di Doohan. Ma la storia ricorderà il suo impatto. Foto: scatola Repsol

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