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Netanyahu evidenzia importanti progressi nella liberazione degli ostaggi a Gaza

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Benjamin Netanyahu annuncia grandi “progressi” nei negoziati per il rilascio degli ostaggi israeliani tenuti da Hamas a Gaza dopo l'attacco del 7 ottobre 2023. Il Primo Ministro si è detto cautamente ottimista, affermando che sono stati compiuti progressi significativi. I dettagli restano confidenziali ma…

Grandi progressi nei negoziati per il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza? Questo è ciò che ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu durante un intervento davanti al Parlamento questo lunedì 23 dicembre 2024. Secondo lui, sarebbero stati compiuti “progressi significativi” verso un accordo con Hamas, che tiene diversi ostaggi dopo lo spettacolare attacco del 7 ottobre , 2023 in Israele.

Netanyahu cautamente ottimista sull’accordo

Rivolgendosi ai deputati della Knesset, Benjamin Netanyahu ha cercato di rassicurare, pur rimanendo evasivo sui dettagli dei negoziati in corso. Il capo del governo ha dichiarato:

Non tutto ciò che facciamo può essere rivelato, ma agiamo per riportarlo a casa. Vorrei dire con cautela che sono stati fatti progressi e che non ci fermeremo finché non saranno tutti a casa.

Questa dichiarazione arriva più di un anno dopo l’attacco senza precedenti compiuto da Hamas palestinese in Israele il 7 ottobre 2023, durante il quale diversi civili israeliani furono rapiti. Da allora, le autorità hanno mantenuto le trattative per il loro rilascio in completa segretezza.

Il destino degli ostaggi, una questione importante nel conflitto

Se Benjamin Netanyahu è cautamente ottimista è perché la questione degli ostaggi costituisce una questione cruciale e molto delicata nel conflitto che contrappone Israele ai gruppi armati palestinesi della Striscia di Gaza, e in primis Hamas.

Secondo fonti vicine alla questione, i negoziati finora sono falliti di fronte alle richieste di Hamas, che chiede in particolare il rilascio dei prigionieri palestinesi in cambio di ostaggi israeliani. Un patto al quale il governo Netanyahu si è rifiutato categoricamente.

Una guerra mortale durata 14 mesi

Il destino dei prigionieri è tanto più preoccupante in quanto la Striscia di Gaza è teatro da 14 mesi di una guerra particolarmente mortale tra Israele e Hamas. Secondo l’ultimo rapporto comunicato dalle autorità di Gaza, almeno 58 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore, portando il numero totale dei palestinesi morti a oltre 45.000 dall’ottobre 2023. Oltre 107.000 sono anche i feriti.

In questo contesto, le famiglie degli ostaggi israeliani continuano a chiedere al governo di fare tutto il possibile per ottenere la loro liberazione. Una pressione alla quale Benjamin Netanyahu sembra voler rispondere, come dimostra il suo intervento di lunedì.

Sfiducia da parte palestinese

Da parte palestinese, invece, l'ottimismo del primo ministro israeliano viene accolto con sospetto. Molti la vedono come una manovra comunicativa volta a rassicurare l'opinione pubblica israeliana, estremamente sensibile alla questione.

Fonti vicine ad Hamas insistono sul fatto che nessun accordo sarà possibile senza reciproche concessioni da parte di Israele, compreso il rilascio dei prigionieri palestinesi. Una linea rossa per Netanyahu, che sull’argomento ha sempre adottato una posizione intransigente.

La comunità internazionale come mediatore

Di fronte a questa apparente impasse, la comunità internazionale cerca di agire da mediatrice. Diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Francia ed Egitto, hanno espresso la loro disponibilità a facilitare i negoziati tra le due parti.

Un aiuto che potrebbe rivelarsi prezioso, visto che il divario sembra profondo tra israeliani e palestinesi sulla spinosa questione degli ostaggi. Ma l’ottimismo mostrato da Benjamin Netanyahu suggerisce comunque un possibile esito, a più di un anno dall’inizio di questa crisi.

Una cosa è certa: il destino dei prigionieri israeliani rimane più che mai al centro di questo conflitto che non finisce mai e la cui intensità non si attenua nonostante gli sforzi diplomatici. Resta quindi la prudenza, in attesa di vedere se i “progressi” menzionati da Netanyahu si concretizzeranno nelle prossime settimane.

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