Il caso è letteralmente e figurativamente infiammato. Alla guida, un uomo classe 1978 che ha avviato una propria attività locale per un'attività utile alla comunità. Tuttavia, egli è effettivamente l'autore degli atti commessi nel giugno 2023. Può beneficiare di questa procedura CRPC* solo a condizione che ammetta assolutamente tutto ciò di cui è accusato, vale a dire di aver commesso furti a danno dei suoi ex- suocero tra il 18 maggio e il 27 giugno 2023 e di aver appiccato il fuoco alla casa della sua ex compagna il 27 giugno, a Varennes-le-Grand.
La CRPC: una procedura semplificata, senza dibattiti contraddittori
Lui ha appiccato l'incendio, è estremamente grave e il danno è significativo, ma nessun dibattito contraddittorio nella CRPC. L'imputato ha incontrato il pubblico ministero, assistito dal suo avvocato. Il pubblico ministero gli ha proposto la pena di 4 mesi di carcere con detenzione domiciliare sotto sorveglianza elettronica. Naturalmente l'imputato ha accettato (con precedenti penali e fatti del genere possiamo dire che questa sentenza è stata inaspettata, ndr). Poi è venuto in aula. Spetta al giudice approvare o meno questa sentenza.
Un rinvio ad un tribunale penale composto da 3 giudici “vista la gravità dei fatti”?
Ma la domanda sorge subito perché le vittime ci sono. La donna ha assunto un avvocato, suo padre si rappresenta “da solo”, dice, ma hanno grossi problemi. Il presidente chiede quindi loro se non preferirebbero un rinvio al tribunale penale “collegiato” (3 giudici) vista la gravità dei fatti.
La donna sembra volerlo, il padre non lo vuole, vuole “farla finita”, perché è “stanco di tutto”. Solo che proprio alla fine dell'udienza parlerà di “denunce presentate” visto che lui (l'imputato) “non si ferma”. In queste condizioni respirare tranquilli non è ancora all'ordine del giorno e si sarebbe potuto auspicare un rinvio affinché si svolga un vero dibattito, in modo che anche il pubblico ministero possa ascoltare quello che hanno da dire.
La sostanza del caso si delinea invece in ciò che dicono le vittime
Chi fa bene è l'imputato, che resta fisso sul banco dei testimoni, con gli occhi fissi sul giudice, mentre alle sue spalle le vittime si esprimono.
La sostanza del caso non viene affrontata, obbliga la CRPC, quindi la sostanza viene delineata per contrasto in ciò che dicono le vittime. Il presidente lascia che si esprimano, spiegando loro gradualmente come il dado è già tratto (sentenza proposta e accettata – nulla di ciò che dicono le vittime cambierà nulla, a meno che non rifiutino di approvare la sentenza).
“In totale ho recuperato 11.950 euro dei 15mila che mi ha rubato”
Il padre ha arrecato alcuni danni al furgone dell'imputato mentre andava a prendere “i soldi che mi aveva preso”. “In totale ho recuperato 11.950 euro dei 15.000 che mi ha rubato”. “L’esperto ha detto a mia figlia: ancora 10 minuti e non c’era più casa. » L'imputato e sua figlia hanno avuto un figlio. “C’era una busta per la nascita di mio nipote, c’erano 1.330 euro. Gliel'ho chiesto, ha detto che non so dove sia. Non ricorda mai niente, eh? Ha rubato i soldi di suo figlio. »
“Piangeva dicendo che non aveva appiccato il fuoco: piangeva ma mentiva! »
Anche la ragazza, madre del bambino, infatti, sta attraversando un momento difficile: “L'unica volta che l'ho visto piangere, l'unica volta, eravamo a confronto. Piangeva dicendo che non aveva appiccato il fuoco: piangeva ma mentiva! » Apprendiamo poi che l'imputato si è rifiutato di incontrare «un esperto» (data la natura dei fatti, supponiamo che si tratti di un esperto psichiatra ma il presidente non lo specifica). “Voglio la pace”, continua la donna. Ho riavuto il mio cane, avrei voluto riavere il mio telefono… Il signor deve smetterla di cercare guai. »
L'imputato ha la parola ma non vuole dire nulla
“Quindi lasciamo lì” conclude il giudice. L'imputato parla ma non vuole dire nulla. All'improvviso è il suo avvocato a scivolare: “Il signore si rammarica di aver commesso questi atti”. Poi Maître Maréchal esamina le richieste di risarcimento delle parti civili. Tralasciamo i dettagli ma il suocero è agitato perché molti dei suoi effetti personali, custoditi a casa della figlia, sono bruciati e tutti i suoi documenti (fatture, ecc.) con…
Comunica le foto al presidente. Mette fine alle controversie dell'imputato (tramite il suo avvocato) sugli importi delle richieste delle vittime. C’è da dire che tutti si agitavano e dicevano indiscriminatamente: “basta!” Il principio di giustizia è che tutti si ascoltino a vicenda. E poi ho letto il procedimento penale e per di più il signore ha ammesso tutti i fatti. »
“Non è pazzesco, considerando ciò che è stato distrutto. Sta a te pagare…”
Il giudice ha quindi approvato la condanna a 4 mesi di reclusione, poi si è pronunciato sulle richieste di risarcimento danni. Costerà molto all'imputato, ma il giudice gli dice: “Non è una follia, considerato ciò che è stato distrutto. Tocca a te pagare, se vuoi che le cose si calmino… Per il resto sarai convocato davanti a un giudice di condanna che fisserà i termini della tua detenzione (sotto braccialetto). »
L'ex suocero interviene senza essere invitato. Ha detto al presidente: “Lei parla di pacificazione, ma non ce n’è perché continua (“basta!” tuona l’avvocato dell’imputato). Le denunce vengono archiviate, perché sappiamo chi è, eh. »
Una conclusione piuttosto dolorosa dell'udienza, i fuochi non sono tutti spenti.
FSA
*CRPC: comparizione previa ammissione di colpevolezza
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