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Segreto professionale degli avvocati: quale tutela nel diritto francese?

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Di Charles Merveilleux du Vignaux, avvocato presso Temime

Qual è lo statuto dello scambio avvocato-cliente secondo il diritto francese?

Nonostante la formulazione dell’articolo 66-5 della legge del 31 dicembre 1971 – “ in ogni materia, sia nel campo della consulenza che in quello della difesa […], corrispondenza scambiata tra il cliente e il suo avvocato […] sono coperti dal segreto professionale » – La Sezione Penale della Corte di Cassazione ha sempre ritenuto che l’esistenza di tale segreto non impedisca alle autorità di sequestrare tali corrispondenze, purché non riguardino l’esercizio dei diritti di difesa.

Questa lettura, che è stata goffamente inserita nel codice di procedura penale dalla legge per la fiducia all’istituto giudiziario del 2021, si traduce in una situazione in cui solo la corrispondenza legata alla difesa del cliente nell’ambito di un’indagine penale o amministrativa, o in vista di tale indagine quando ragionevolmente certo. In tutti gli altri settori – consulenza in senso lato: consulenze, attività transazionali, indagini interne, siano esse relative al diritto fiscale, sociale, borsistico, ecc. – le produzioni dell’avvocato possono essere inserite liberamente. Lo ha ricordato con forza anche la Camera penale in una sentenza del 24 settembre 2024, resa in merito ad operazioni di perquisizione e sequestro ai sensi del diritto della concorrenza.

Questa soluzione è preoccupante perché, come sottolinea un commentatore (qui), pone la Francia indietro in termini di protezione dello Stato di diritto, e quindi mina la sua attrattiva come foro legale.

Perché la decisione della CGUE è importante?

In questo caso, uno studio legale lussemburghese è stato multato dalle autorità fiscali lussemburghesi per essersi rifiutato di ottemperare a un’ingiunzione di comunicare informazioni su un fascicolo di diritto societario che aveva ricevuto per uno dei suoi clienti, ritenendoli coperti dal segreto professionale.

Adita in via pregiudiziale, la CGUE ha statuito che l’attività di consulenza legale dell’avvocato, qualunque sia l’ambito in cui si riferisce, beneficia della stessa riservatezza delle sue attività di difesa, e di conseguenza che un’ingiunzione a comunicare informazioni su tali attività costituisce un’ingerenza nel diritto diritto al rispetto delle comunicazioni tra avvocato e cliente, garantito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE. In altre parole, contrariamente alla giurisprudenza francese, la CGUE ritiene che tutte le attività dell’avvocato debbano essere tutelate.

Soprattutto, ha stabilito che il testo della legge lussemburghese applicabile alla causa, che impone agli avvocati di comunicare informazioni sui propri clienti quando intervengono in questioni fiscali, è contrario alla Carta perché “ sottraendo quasi interamente la tutela rafforzata di cui deve beneficiare il segreto professionale dell’avvocato […] il contenuto delle consulenze legali fornite in materia fiscale, vale a dire l’insieme di un ramo del diritto in cui gli avvocati possono fornire consulenza ai propri clienti, [il] porta a svuotare tale tutela della sua stessa sostanza in questa branca del diritto ».

Di conseguenza, una disposizione di diritto nazionale che escluda la riservatezza degli scambi avvocato-cliente o la renda inapplicabile in ampi settori dell’attività dell’avvocato – come è il caso della giurisprudenza della Corte di Cassazione con l’attività di consulenza – è contraria al diritto comunitario .

Questa soluzione può essere recepita nel diritto interno?

La sentenza della CGUE si basa sulla Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Tuttavia, poiché ciò viene imposto agli Stati membri solo quando attuano la legislazione europea, alcuni potrebbero essere tentati di affermare che la decisione avrà un’influenza limitata. Ma diverse considerazioni sostengono un’ampia applicazione:

  • La disposizione in questione della Carta è identica a quella della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che è direttamente applicabile nel diritto interno. La Camera penale ha già sviluppato sotto la sua influenza aspetti centrali della procedura penale, ad esempio riconoscendo il diritto alla presenza di un avvocato in custodia di polizia dopo decenni di opposizione (Crim. 19 ottobre 2010, 10-82.902).
  • In pratica, se la Corte di Cassazione manterrà la sua posizione attuale, ciò porrà inevitabilmente un problema di uguaglianza davanti alla legge. Come si può, ad esempio, accettare che un litigante possa opporsi al sequestro della corrispondenza con il suo avvocato se è oggetto di una perquisizione effettuata dalla Procura europea, e che non possa farlo se l’indagine è condotta da le autorità francesi, anche se la perquisizione sarebbe disciplinata dalle stesse disposizioni del codice di procedura penale? Allo stesso modo, sembra difficile accettare che gli scambi con un avvocato possano essere tutelati nel quadro di un’indagine sulla concorrenza condotta dalla Commissione europea, e non se condotta dall’Autorità garante della concorrenza, mentre si tratta di applicare lo stesso organismo di tutela regole in entrambi i casi.

Dobbiamo quindi sperare che i prossimi ricorsi contro i sequestri di corrispondenza avvocato-clienti, che senza dubbio saranno deferiti ai tribunali francesi, siano finalmente l’occasione per la Camera penale di adottare una concezione più rispettosa dei diritti delle parti in causa, e allo stesso tempo allo stesso tempo eliminare uno dei punti di attrito più salienti tra avvocati e magistrati.

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