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Forti incendi ed esplosioni il 2° giorno dell’operazione a Jenin

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Keystone-SDA

Mercoledì la città di Jenin, nella Cisgiordania occupata, è stata colpita da pesanti colpi di arma da fuoco ed esplosioni. Questo nel secondo giorno dell’operazione israeliana “Muro di ferro”, lanciata subito dopo l’inizio della tregua a Gaza tra Israele e Hamas.

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22 gennaio 2025 – 13:41

(Keystone-ATS) “La situazione è molto difficile. L’esercito occupante ha raso al suolo tutte le strade che portano al campo di Jenin e all’ospedale”, ha detto all’AFP il governatore della città Kamal Abu Rub. “Ci sono spari ed esplosioni. Un aereo sta sorvolando la zona”, ha aggiunto, riferendosi ai numerosi arresti.

Il giorno dopo l’insediamento del nuovo presidente americano Donald Trump, dal quale il governo israeliano spera in un sostegno incondizionato, l’esercito “ha lanciato un’operazione antiterrorismo” in questa città della Cisgiordania settentrionale, territorio occupato da Israele dal 1967 in violazione del diritto internazionale.

Almeno dieci persone uccise

Secondo il Ministero della Sanità palestinese, l’ultimo rapporto di martedì sera ha riportato dieci morti e 35 feriti.

L’esercito israeliano, da parte sua, ha dichiarato di aver “colpito più di dieci terroristi” durante l’operazione. “Sono stati effettuati attacchi aerei contro infrastrutture terroristiche e numerosi esplosivi installati sulle strade (…) sono stati smantellati”.

Secondo il governatore, all’inizio della giornata erano circa 200 le persone detenute nell’ospedale di Jenin.

Un ordine di sicurezza temporaneo, per consentire di disinnescare gli esplosivi piazzati all’esterno, ha assicurato Nadav Shoshani, portavoce dell’esercito israeliano, durante una conferenza stampa.

Non ha specificato se la misura fosse stata revocata. “Tutti i civili che desiderano lasciare la città possono farlo, ma non ci sono istruzioni per l’evacuazione”, ha assicurato.

“Cambiamento nell’approccio alla sicurezza”

Un giornalista dell’AFP ha notato che un dispositivo video era stato installato su un’arteria di Jenin, davanti alla quale passavano decine di residenti. Alcuni di loro sono stati arrestati dalle forze israeliane.

Il ministro della Difesa Israel Katz ha giustificato l’operazione nel campo profughi di Jenin come “un cambiamento nell’approccio alla sicurezza” dell’esercito in Cisgiordania.

“Colpiremo con decisione i tentacoli del polpo fino a quando non saranno recisi”, ha insistito, sottolineando la necessità di non lasciare che queste strutture riappariscano, “una lezione chiave appresa dalle tattiche di raid ripetutamente utilizzate a Gaza.

Asfalto squarciato dai bulldozer

Jenin, in particolare il suo campo profughi, è regolarmente bersaglio di operazioni militari israeliane contro gruppi armati, tra cui Hamas, Jihad islamica e altri movimenti più o meno legati ad essi.

Negli ultimi mesi le operazioni si sono susseguite, lasciando i quartieri isolati gli uni dagli altri, in particolare perché l’asfalto di alcune strade è stato divelto dai bulldozer israeliani. L’esercito afferma di utilizzare questi dispositivi per proteggersi dagli ordigni esplosivi.

Il 14 gennaio sei palestinesi sono stati uccisi a Jenin da un bombardamento israeliano. Il generale Anouar Rajab, portavoce della sicurezza preventiva palestinese, ha poi denunciato un’operazione che vanifica “tutti gli sforzi compiuti (dai suoi servizi) per mantenere la sicurezza e l’ordine e ripristinare la vita normale”.

Strategia più ampia contro l’Iran

Martedì, il primo ministro Benjamin Netanyahu, sotto mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, ha inserito l’operazione come parte di una strategia più ampia contro l’Iran, “che ovunque mandi le sue armi – a Gaza, Libano, Siria , Yemen” e Cisgiordania.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, da parte sua, ha invitato Israele “a esercitare la massima moderazione e a usare la forza letale solo quando assolutamente inevitabile per proteggere vite umane”.

La violenza in Cisgiordania è esplosa dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, da domenica oggetto di una fragile tregua. Ultimo episodio del lunghissimo conflitto israelo-palestinese, questa guerra è stata innescata il 7 ottobre 2023 dall’attacco del movimento islamista palestinese Hamas al sud di Israele.

Quasi 850 palestinesi uccisi

Da allora, secondo il Ministero della Sanità palestinese, almeno 848 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania dall’esercito israeliano o dai coloni.

Allo stesso tempo, secondo Israele, almeno 29 israeliani, compresi i soldati, sono morti lì in attacchi palestinesi o operazioni militari.

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