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178 articoli a tutela dei consumatori? (Prof. Fatimata LY)

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Riforma della legge sulla pubblicità

Il 3 gennaio 2025, alla presenza dei principali attori del settore pubblicitario, è stato presentato dal Ministero delle Comunicazioni, delle Telecomunicazioni e degli Affari Digitali un disegno preliminare di legge di riforma del codice della pubblicità. Questa riforma è positiva se sappiamo che la legge sulla pubblicità che risale al 1983 non solo è divenuta obsoleta ma non è mai stata accompagnata da un decreto attuativo. Il nuovo disegno di legge punta a proporre 178 articoli in sostituzione dei 17 del vecchio codice. Questo progetto ci ricorda un’attività molto importante del CNRA (Consiglio nazionale di regolamentazione dell’audiovisivo) guidato dal compianto Babacar Touré che ha organizzato nell’agosto 2018 un workshop di condivisione e consultazione sulla pubblicità con tutti gli stakeholder del settore audiovisivo. pubblicità (inserzionisti, agenzie, emittenti, consumatori, istituzioni, enti locali). L’associazione AIIDA (Associazione Internazionale per l’Informazione sulla Depigmentazione) in qualità di attore della società civile è stata invitata a prendere parte a questa importante attività.
Pubblicità dei prodotti depigmentanti e articolo 112 del nuovo codice della stampa

L’associazione AIIDA ha poi avanzato proposte relative alla pubblicità di prodotti depigmentanti a scopo cosmetico prevalentemente nei media audiovisivi. Da notare che nell’aprile 2015 l’associazione AIIDA, grazie alla facilitazione del defunto onorevole Mame Mbayang Dione Ba, aveva organizzato un seminario di sensibilizzazione per i parlamentari della XII legislatura attraverso la commissione sanitaria allora presieduta dall’onorevole Haoua Dia Thiam. Dopo questo seminario di formazione per deputati, l’onorevole Haoua Dia Thiam ha proposto l’introduzione nel nuovo codice della stampa di un nuovo articolo (articolo 112) che vieta la pubblicità di prodotti depigmentanti per scopi cosmetici nei media audio. immagini.
Questo richiamo ha lo scopo di mostrare il processo che ha portato al divieto della pubblicità dei prodotti depigmentanti, essenzialmente farmaci deviati dalla loro destinazione d’uso: clobetasolo propionato, idrochinone e glutatione.
I farmaci dermatologici sono stati distolti dal loro utilizzo

Questi prodotti dovrebbero essere prescritti solo da medici giurati, in particolare dermatologi, e per indicazioni mediche specifiche nel rispetto del codice deontologico medico. Infatti, l’ONMS (Ordine Nazionale dei Medici del Senegal) nel suo codice deontologico (decreto n. 67-147 del 10 febbraio 1967) richiama negli articoli 9 e 10 il divieto per il medico di esercitare altre attività incompatibili con l’attività professionale dignità suscettibile di portargli discredito, in particolare eventuali pratiche di ciarlataneria.
Questo codice ci ricorda anche che “la medicina non deve essere praticata come un business”. Sono vietati in particolare: “Tutti i processi, diretti o indiretti, di pubblicità o pubblicità”; “Eventi spettacolari attinenti alla medicina e non aventi esclusivamente scopo scientifico o didattico”.
Che dire del codice etico dei terapeuti tradizionali?

​Se il codice deontologico che regola l’esercizio della professione medica è stabilito con chiarezza, non è così per la pratica della medicina tradizionale sebbene l’uso delle piante tradizionali sia molto diffuso nel nostro Paese. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima infatti che l’80% della popolazione africana utilizzi le piante medicinali tradizionali. In Senegal, studi condotti negli ospedali mostrano che il 40% dei pazienti che consultano la dermatologia ricorrono alla farmacopea tradizionale prima di consultare l’ospedale.
​Il ricorso alle cure tradizionali è favorito da diversi fattori tra cui la provenienza geografica, il livello e il tipo di istruzione. Inoltre, l’eccessiva pubblicità a cui si dedicano alcuni professionisti tradizionali sui vari media (social network, mezzi audiovisivi, manifesti, pubblicità, ecc.) è un fattore che incoraggia la medicina erboristica.
La mancanza di regolamentazione della medicina tradizionale spiega in parte la pubblicità dedicata alla medicina tradizionale. Tuttavia, la pubblicità dei medicinali è vietata e queste piante tradizionali vengono utilizzate a fini terapeutici.
L’uso tradizionale delle piante non è privo di pericoli; Nella pratica ospedaliera attuale i medici, in particolare dermatologi e nefrologi, si confrontano quotidianamente con gli effetti collaterali dei farmaci tradizionali che costituiscono frequenti motivi di ricovero ospedaliero. La grave tossicodipendenza (allergie cutanee), l’insufficienza renale acuta e l’epatite costituiscono le principali complicazioni legate all’uso delle piante medicinali. Queste complicazioni sono talvolta fatali, purtroppo il sistema di fitovigilanza in Senegal non consente una registrazione esaustiva degli effetti collaterali delle piante medicinali.
​Ricordiamo che dal 2017 esiste un disegno di legge per regolamentare la pratica della medicina tradizionale in Senegal, purtroppo questa legge non è stata ancora promulgata. Nonostante gli sforzi delle autorità sanitarie nel riconoscimento della medicina tradizionale in Senegal, ad oggi non esiste un codice etico che regoli la pratica della medicina tradizionale in Senegal. Il che lascia una porta aperta al ciarlatanismo e alla falsa pubblicità.
​Altri prodotti dannosi per la salute e pubblicità

Tuttavia, le piante medicinali e i prodotti depigmentanti non sono gli unici prodotti il ​​cui utilizzo è associato a una significativa morbilità e mortalità e che sono oggetto di pubblicità.
​I prodotti alimentari come olio, brodi culinari e altri ingredienti non identificati non sfuggono alla pubblicità ingannevole nonostante queste normative esistenti: articolo 9 della legge 83-20 ​​del 28 gennaio 1983 e articolo 12 della legge 2006-04 del 4 gennaio, 2006, creando il Consiglio nazionale di regolamentazione dell’audiovisivo. Quest’ultimo esercita il controllo con tutti i mezzi idonei sul contenuto e sulle modalità di programmazione delle trasmissioni pubblicitarie, diffuse dai mezzi audiovisivi pubblici e privati. Uno dei limiti di tale normativa è la pubblicità tramite social network e reti display esterne agli ambiti di competenza del CNRA.
C’è speranza per una riforma profonda del settore pubblicitario?

​Questo disegno di legge preliminare sulla riforma del codice della pubblicità arriva al momento giusto; osiamo sperare che i consumatori, ma soprattutto il MSAS (Ministero della Salute e della Prevenzione) e le società scientifiche svolgano pienamente il loro ruolo nel ripulire il panorama pubblicitario nel nostro Paese.
​Una delle maggiori sfide risiede nella prevenzione di tutte queste patologie legate al comportamento, in particolare della depigmentazione estetica volontaria (“Xessal”, dipendenza da alcol e tabacco, tossicodipendenza, ipertensione, insufficienza renale ed epatite indotta da farmaci…).
​Al di là dei media audiovisivi, vanno presi in considerazione i display network e i social network (Tik-Tok, Facebook e Instagram) sui quali troviamo numerosi casi da manuale di pratica illegale della medicina e soprattutto della dermatologia, di vendita di prodotti dannosi per la salute. Il Senegal, come la Cina, potrebbe vietare alcuni social network i cui contenuti sono dannosi per la salute pubblica?

Fatimata Ly
Professore universitario
Specialista in dermatologia Venereologia
Ex presidente dell’associazione AIIDA
Presidente dei VICINI

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