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Stati Uniti: “I nazionalisti cristiani fanno rumore perché sono preoccupati: la società si allontana da loro”

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Il rappresentante repubblicano Chuck Fleischmann china il capo in preghiera nel Forum Fiserv durante il secondo giorno della Convention Nazionale Repubblicana a Milwaukee, Wisconsin, martedì 16 luglio 2024. TOM WILLIAMS/SIPA

Nel febbraio 2024, tre convogli si presentarono come “l’esercito di Dio” confluiti al confine tra Stati Uniti e Messico per denunciare l’immigrazione, pregando, improvvisando battesimi ed esponendo striscioni pro-Trump, sotto l’occhio delle telecamere del Paese. Come testimonia questa scena, negli ultimi anni il “nazionalismo cristiano” si è affermato con forza nel panorama politico e mediatico americano. E la campagna presidenziale che ha portato alla vittoria di Donald Trump non ha fatto altro che rafforzare la visibilità di questo movimento oltre Atlantico.

Alcuni addirittura se lo chiedono “se una nuova ondata di credenti non porterà con sé la democrazia negli Stati Uniti”ha riferito, nell’aprile 2024, Stati Uniti oggicitando “un nazionalismo cristiano che improvvisamente sembra onnipresente”. Ma cosa pesa davvero questa corrente? È un movimento monolitico? In occasione dell’insediamento di Donald Trump, lo storico e sociologo Sébastien Fath, specialista in nuove forme di cristianesimo, analizza questa ideologia che riesce ad attrarre gran parte dell’opinione pubblica.

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