In “Allora va bene”, Clémentine Mélois racconta l’addio al padre artista

Pubblicato il 15 gennaio 2025 alle 22:37 / Modificato il 16 gennaio 2025 alle 00:10.

3 minuti lettura

Tra i Mélois, famiglia di artisti, si muore come abbiamo vissuto: in uno slancio di creatività corale, gioiosa e un po’ disordinata. In Quindi va beneClémentine Mélois racconta gli ultimi giorni di vita di suo padre Bernard e ne offre un ritratto intimo e commovente. Per affrontare un argomento così serio, l’autrice, che è anche artista visiva e membro degli Oulipo, non si discosta da quello che è il marchio di fabbrica dei suoi libri, una scrittura frizzante, anticonformista e divertente. Spesso ti verranno gli occhi annebbiati, tanto quanto scoppierai a ridere, mentre leggi questo libro.

“Ecco dove vivevamo.” Una fattoria in rovina ai margini della foresta, acquistata con la moglie Michèle nel 1971 e ristrutturata da Bernard, un genio tuttofare. Da allora trascorre lì tutte le sue giornate, immerso nel caos organizzato del suo laboratorio, lontano da inaugurazioni ed eventi mondani, circondato da una pioggia di scintille, saldando le sue sculture canticchiando – falsamente – Piccolo Fiore. L’opera di Bernard Mélois era “figlia dei Trente Glorieuses”, poiché il suo materiale preferito erano le lamiere smaltate di brocche, catini, caffettiere e altri oggetti smaltati di cui tutti si disfavano: non restava che usarli tra gli scarti. Clémentine Mélois organizza viaggi di famiglia a Méhari, frugando nelle discariche pubbliche, una “madeleine olfattiva” composta da una “deliziosa miscela di plastica bruciata e carogne”.

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