Nawaf Salam, nominato lunedì primo ministro del Libano, è un giudice internazionale e un diplomatico esperto, che è riuscito a costruirsi una reputazione lontano dalle vicissitudini della vita politica locale.
Il giudice di Beirut, 71 anni, proveniente da una famiglia numerosa impegnata in politica, ha ricoperto finora la carica di presidente della Corte internazionale di giustizia (ICJ), il massimo organo giudiziario delle Nazioni Unite, all’Aja.
I suoi sostenitori sperano che la sua nomina permetta di voltare pagina sul predominio degli Hezbollah filo-iraniani sulla vita politica del Libano e di cambiare il funzionamento delle istituzioni, attuando le principali linee annunciate dal presidente Joseph Aoun nel corso del suo discorso di giuramento.
Sostegno di 84 deputati su 128
Il nuovo primo ministro ha ottenuto il sostegno di 84 deputati su un totale di 128, ma non ha ricevuto i voti dei deputati del partito sciita filo-iraniano Hezbollah e del suo alleato, il movimento Amal, il che significa che la sua missione di formare il governo sarà non essere facile.
Nawaf Salam, che appare raramente sui media, era stato proposto più volte da deputati contrari a Hezbollah. Nel 2007, il governo dell’ex primo ministro Fouad Siniora, ferocemente ostile a Hezbollah, lo ha nominato ambasciatore presso le Nazioni Unite al di fuori del corpo diplomatico.
Prestando giuramento il 9 gennaio, Aoun ha promesso di aprire “una nuova era”, in cui lo Stato avrà “il monopolio sulle armi”, in un messaggio implicito rivolto a Hezbollah, uscito molto indebolito dall’ultima guerra contro Israele dopo aver dominato la vita politica libanese senza condivisione.
Secondo il professore universitario Ali Mrad, “il sostegno di forze politiche di diversa provenienza alla candidatura di Nawaf Salam riflette i reali cambiamenti che il Libano sta vivendo”. Ritiene che la sua nomina, “considerato il valore internazionale che rappresenta, la sua ferma posizione sulla questione palestinese, le sue capacità personali e il suo allineamento riformista con il discorso del mandato presidenziale”, rappresenti “la vera strada” da proseguire.
L’anno 2024 ha segnato un punto di svolta nella carriera di Nawaf Salam, dopo la sua elezione a febbraio per tre anni a capo della Corte internazionale di giustizia. A luglio, ha annunciato che la corte aveva ritenuto “illegale” la continua presenza di Israele nei territori palestinesi e aveva chiesto che essa venisse “terminata il prima possibile”, una decisione definita “storica” dai palestinesi. .
“Il suo ruolo all’Aia rafforza il suo profilo di riformista capace di affrontare la corruzione e l’inefficienza”, ha affermato il ricercatore Imad Salamey.
Nawaf Salam incarna la speranza in un Paese ostacolato da un’interminabile impasse politica e, dal 2019, dalla peggiore crisi economica che abbia vissuto dalla sua indipendenza. Grandi proteste sono scoppiate nel 2019, quando l’economia del paese è crollata, chiedendo un rinnovamento della classe dirigente immutata dalla guerra civile (1975-1990) e accusata di corruzione.
A quel tempo il nome Nawaf Salam era stato proposto più volte, senza successo.
Ampiamente rispettato
“Nawaf Salam è ampiamente rispettato per il suo rigore accademico, le sue opinioni indipendenti e il suo impegno per la giustizia e i diritti umani”, ha affermato Salamey.
Secondo lui, “la sua capacità di mantenere un’equa distanza tra i partiti divisi del Libano, pur incarnando i principi di giustizia e governo, lo rende un simbolo di speranza”.
Sua moglie è all’UNESCO
Nawaf Salam è stato ambasciatore del Libano presso le Nazioni Unite dal 2007 al 2017, ricevendo per questo ruolo la Legion d’Onore dalla Francia, l’ex potenza mandataria. Sua moglie, Sahar Baassiri, dalla quale ha due figli, era la rappresentante del Libano presso l’UNESCO.
Da giovane si è arruolato nelle file della resistenza palestinese in Libano, secondo uno dei suoi parenti. Ha studiato scienze politiche, storia e diritto, conseguendo un master ad Harvard negli Stati Uniti e due dottorati a Sciences Po e La Sorbonne in Francia.
Tra i suoi numerosi scritti figura un saggio del 2004 sulla riforma del sistema elettorale libanese.
Salam seguirà le orme di suo zio Saeb, che ha guidato il governo quattro volte tra il 1952 e il 1973, e di suo cugino Tammam, primo ministro dal 2014 al 2016.
(afp)
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