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La politica energetica della Francia: è necessaria una pausa!

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la situazione di bilancio della Francia è un grande motivo di allarme, un fattore di instabilità governativa e di mosaico costituzionale, mentre Trésor prevede 300 miliardi di euro di prestiti per il 2025 con un rating in costante peggioramento da parte delle agenzie di rating.

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In questo contesto in cui tutti cercano un bilancio irraggiungibile senza il giogo fiscale esagerato delle classi medie francesi, non è nostro dovere esaminare l’efficacia economica di alcune politiche, soprattutto in termini energetici? Non sarebbe questo un motivo per “risparmi sostanziali”?

Il nuovo Ministro dell’Economia e delle Finanze ha recentemente affermato la sua volontà di ridurre i deficit pubblici privilegiando la riduzione della spesa rispetto all’aumento delle tasse. Si tratta di una buona notizia, che non può che rispondere all’appello solenne dei big francesi della governance energetica, lanciato l’1È lo scorso dicembre in una rubrica di giornale Il puntoe vogliamo credere che le loro parole sicure e sagge saranno autorevoli presso il governo.

Dieci prestigiosi ex leader della storia energetica del nostro Paese hanno reagito al progetto di programmazione energetica pluriennale (PPE) pubblicato dalla Direzione Generale dell’Energia e del Clima (proposto nonostante l’assenza di una legge quinquennale sull’energia) e hanno invitato il Il Primo Ministro lo mette in guardia sui colossali danni economici, sociali e ambientali causati dal perseguimento di una politica energetica senza direzione, accecata dall’uso massiccio di energie rinnovabili (ENR) senza tener conto del loro impatto concreto sulla nostra sovranità energetica e chiedere la fine pura e semplice di questa politica, che rasenta uno spreco di diversi miliardi di euro.

Queste argomentazioni razionali, dimostrate e note a tutti, che descrivono dettagliatamente l’inutilità delle scelte energetiche, nella migliore delle ipotesi romantiche per alcuni, più lucidamente affaristiche per molti, filo-stranieri nel complesso e ideologiche per tutti, non sempre riescono di non essere ascoltato dal governo e dall’alta amministrazione. Come spiegare la loro sordità a dispetto di ogni razionalità, nonostante la censura politica e i disastrosi risultati economici ed ecologici di questi settori? I francesi, che non hanno complessi quando si tratta di elettricità pulita, non hanno mai pagato così tanto per un’elettricità già decarbonizzata, la cui stabilità della rete non è mai stata così pericolosa da mantenere e che oggi pesa molto sulla loro competitività il punto di asfissia.

Il mix energetico della Francia è già decarbonizzato al 95%.

Inoltre, con l’obiettivo di preservare il potenziale industriale del nostro Paese e preoccupati per il corretto utilizzo dei fondi pubblici e per gli interessi del popolo francese di cui siamo tutori, chiediamo solennemente al governo, nel contesto della nostra carenza di bilancio, di non continuare più i sussidi pubblici per le energie rinnovabili che minano il nostro sistema energetico e mantenerli solo per quelle che realmente contribuiscono alla nostra sovranità come, tra gli altri, l’energia nucleare.

I fondi pubblici non possono essere utilizzati per finanziare le garanzie di prezzo concesse ai produttori intermittenti di energia (valutate 4 miliardi di euro nella legge finanziaria 2025), che rappresentano interessi privati ​​a breve termine e molto spesso transnazionali, a scapito della nostra resilienza energetica, secondo il principio pretesto di qualsiasi beneficio di CO2infinitesimale peraltro (e a patto che non sia delocalizzato) e per il quale si cerca ancora una volta una misura attendibile di impatto. Queste spese sconcertanti sono più che discutibili mentre le nostre priorità sovrane (polizia, giustizia) e sociali (istruzione, sanità) sono in difficoltà.

L’ultimo rapporto del Senato, pubblicato nell’estate del 2024 (rapporto n. 714), ha giustamente sottolineato in tema di decarbonizzazione l’esagerazione degli sforzi richiesti dall’Unione Europea alla Francia, il cui mix energetico è già decarbonizzato al 95% , rispetto a molti dei suoi vicini, nonché il suo legittimo diritto di scegliere il proprio mix energetico, garantito dai trattati dell’UE e che dovrebbe essere invocato con più zelo. Non è comprensibile che queste incoerenze europee vengano riprese e amplificate nelle nostre tabelle di marcia energetiche nazionali, o che i nostri leader siano riluttanti a lottare per cambiare la situazione a livello europeo.

Proseguire a capofitto nell’ENR, in particolare eolico e fotovoltaico, pur non avendo sviluppato un settore industriale solido, ha purtroppo un solo interesse: questa nuova frontiera energetica è, opportunamente, molto redditizia per poche aziende, soprattutto straniere, a discapito del maggior numero, la comunità nazionale e gli enti locali. Così facendo, amplifica ulteriormente la nostra dipendenza industriale dall’Asia, danneggia sicuramente il nostro patrimonio paesaggistico, svaluta l’attrattiva dei nostri territori rurali e del loro territorio, compromette lo sviluppo turistico e degrada gli ambienti di vita. Cosa ancora più grave, le case automobilistiche europee, per voce del loro presidente, Luca de Meo, sono preoccupate per la sfida della mobilità tutta elettrica, che non è riuscita a mantenere le promesse, come più volte lanciato l’allarme. Mettono in guardia dal disastro che le nuove normative europee rischiano di provocare nel loro settore. Sarebbero allora tutte le nostre previsioni (strategia nazionale low carbon, programmazione energetica pluriennale) per i prossimi vent’anni a rivelarsi errate. Chiediamo quindi una moratoria sul percorso energetico attualmente previsto per il prossimo DPI.

È giunto il momento di assumere con lucidità il modello francese di mix energetico, di eredità galliana, basato in modo visionario sull’energia nucleare, energia controllabile, senza emissioni di carbonio e accessibile a lungo termine, unica garanzia della nostra sovranità energetica, e di praticare senza idealismi, con moderazione e saggezza l’uso dell’ENR, in particolare dell’energia idroelettrica, che potrebbe essere molto più sfruttata e incentivata nei nostri territori. Aspettando da troppo tempo un disegno di legge in materia, il Senato ha votato il 16 ottobre, in modo responsabile, un disegno di legge del gruppo LR sulla programmazione nazionale e la semplificazione normativa nel settore economico energetico.


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Risposta

Le scelte energetiche nazionali, così vincolanti per il futuro del nostro Paese, non possono essere fatte di nascosto, nel segreto dei gabinetti, con consultazioni elettroniche distorte come unica legittimazione, ma devono essere discusse davanti alla rappresentanza nazionale come previsto dalla legge sull’energia. -clima del 2019. Lo chiediamo e lo aspettiamo per il 2025!

* Elenco dei firmatari:
Kristina PLUCHET, senatrice dell’Eure
Arnaud BAZIN, senatore della Val-d’Oise
Catherine BELRHITI, senatrice della Mosella
Martine BERTHET, senatrice della Savoia
Anne-Laure BLIN, deputata del Maine-et-Loire
Christine BONFANTI-DOSSAT, senatrice di Lot-et-Garonne
François BONHOMME, senatore del Tarn-et-Garonne
Alexandra BORCHIO-FONTIMP, senatrice delle Alpi Marittime
Max BRISSON, senatore dei Pirenei Atlantici
Christian BRUYEN, senatore della Marna
Laurent BURGOA, senatore del Gard
Alain CADEC, senatore della Côtes-d’Armor
Anne CHAIN-LARCHÉ, senatrice di Seine-et-Marne
Marie-Carole CIUNTU, senatrice della Val-de-Marne
Pierre CORDIER, deputato delle Ardenne
Josiane CORNELOUP, deputata della Saône-et-Loire
Pierre CUYPERS, senatore della Senna e Marna
Vincent DELAHAYE, senatore dell’Essonne
Patricia DEMAS, senatrice delle Alpi Marittime
Chantal DESEYNE, senatrice dell’Eure-et-Loir
Virginie DUBY-MULLER, deputata dell’Alta Savoia
Françoise DUMONT, senatrice del Var
Laurent DUPLOMB, senatore dell’Alta Loira
Jacqueline EUSTACHE-BRINIO, senatrice della Val-d’Oise
Agnès EVREN, senatrice di Parigi
Gilbert FAVREAU, senatore di Deux-Sèvres
Christophe-André FRASSA, senatore per i francesi all’estero
Béatrice GOSSELIN, senatrice della Manica
Philippe GOSSELIN, deputato della Manica
Sylvie GOY-CHAVENT, senatrice dell’Ain
Pascale GRUNY, senatrice dell’Aisne
Daniel GUÉRET, senatore dell’Eure-et-Loir
Christine HERZOG, senatrice della Mosella
Corinne IMBERT, senatrice della Charente-Maritime
Micheline JACQUES, senatrice di Saint-Barthélemy
Altro JOSEPH, senatore delle Ardenne
Murielle JOURDA, senatrice del Morbihan
Roger KAROUTCHI, senatore dell’Hauts-de-Seine
Khalife KHALIFE, senatore della Mosella
Christian KLINGER, senatore dell’Alto Reno
Firenze LASSARADE, senatore della Gironda
Dominique de LEGGE, senatore dell’Ille-et-Vilaine
Ronan LE GLEUT, senatore per i francesi all’estero
Henri LEROY, senatore delle Alpi Marittime
Stéphane LE RUDULIER, senatore delle Bocche del Rodano
Vivette LOPEZ, senatore del Gard
Viviane MALET, senatrice della Riunione
Olivier MARLEIX, deputato dell’Eure-et-Loir
Pauline MARTIN, senatrice del Loiret
Thierry MEIGNEN, senatore di Seine-Saint-Denis
Franck MENONVILLE, senatore della Mosa
Marie MERCIER, senatrice di Saône-et-Loire
Damien MICHALLET, senatore dell’Isère
Brigitte MICOULEAU, senatrice dell’Alta Garonna
Alain MILON, senatore di Vaucluse
Philippe MOUILLER, senatore di Deux-Sèvres
Laurence MULLER-BRONN, senatore del Basso Reno
Georges NATUREL, senatore della Nuova Caledonia
Anne-Marie NÉDÉLEC, senatrice dell’Alta Marna
Louis-Jean de NICOLAY, senatore della Sarthe
Sylviane NOËL, senatrice dell’Alta Savoia
Jean-Baptiste OLIVIER, senatore di Parigi
Olivier PACCAUD, senatore dell’Oise
Clément PERNOT, senatore del Giura
Évelyne PERROT, senatrice dell’Aube
Rémy POINTEREAU, senatore di Cher
Frédérique PUISSAT, senatore dell’Isère
Jean-François RAPIN, senatore del Pas-de-Calais
André REICHARDT, senatore del Basso Reno
Hervé REYNAUD, senatore della Loira
Bruno SIDO, senatore dell’Alta Marna
Jean SOL, senatore dei Pirenei Orientali
Laurent SOMON, senatore della Somme
Jean-Pierre TAITE, deputato della Loira
Sylvie VALENTE-LE HIR, senatrice dell’Oise
Anne VENTALON, senatrice dell’Ardèche
Paul VIDAL, senatore del Rodano
Jean-Pierre VOGEL, senatore della Sarthe

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