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XV di Francia – “Jegou, Auradou e tutti gli altri”: l’editoriale di lunedì

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Mentre Fabien Galthié annuncerà questo mercoledì l’elenco dei 42 giocatori selezionati per prepararsi all’edizione 2025 del Torneo 6 Nazioni, rimane una domanda. Saranno presenti Oscar Jegou e Hugo Auradou? Due opinioni si scontrano nella tristemente movimentata cronaca extrasportiva degli ultimi mesi.

Sapremo quindi, mercoledì, se lo staff del XV di Francia richiamerà Oscar Jegou e Hugo Auradou per preparare il prossimo Torneo 6 Nazioni. Allora, cosa ne diciamo? A favore o contro? Buono o cattivo? Angeli o demoni? Su queste domande (troppo) crude, dove il manicheismo quasi dogmatico del “tutto bianco o tutto nero” non riesce a gettare una luce intelligente sulla situazione, ognuno si è già formato la propria opinione. E due schieramenti si oppongono.

Descriviamoli a grandi linee: da un lato, i “legalisti” si basano sulla legge e sul quadro normativo per affermare che Oscar Jegou e Hugou Auradou hanno beneficiato dell’archiviazione del caso da parte del sistema giudiziario argentino e del via libera da parte loro Federazione, a seguito della vicenda di cui siamo a conoscenza. Da quel momento in poi, solo le loro prestazioni sportive dovranno governare il loro futuro internazionale; queste prestazioni sono spesso buone, a volte molto buone fin dal loro ritorno in campo e vederle annunciate così presto a Marcoussis, nella lista che Fabien Galthié comunicherà mercoledì, sarebbe quindi buon senso.

Dall’altro lato troviamo una frangia più attenta all’etica, tra gli amanti del XV di Francia. Sostengono che esiste la legge ma anche la moralità, la regola e lo spirito della regola. Che al di là dell’epilogo giudiziario registrato da un licenziamento (che quindi non ha valore di innocenza…), c’è soprattutto questa idea che non si può rappresentare degnamente la Francia, il suo rugby e le sue virtù oggi bistrattate, quando recentemente siamo stati coinvolti in un caso che conteneva le parole “stupro”, “violenza” e “sequestro”. È una questione di immagine, non solo la loro: quella di un intero sport, a cui affidiamo il nome quando indossiamo la casacca blu con il gallo. È anche il prezzo della gloria e della notorietà, laddove esemplarità non dovrebbe essere una parola vuota.

Due cappelle, due visioni del “caso Mendoza” e delle sue conseguenze, ora sportive. La verità ovviamente è altrove, da qualche parte nel mezzo. Questo, però, dovrà decidere il tecnico Fabien Galthié e il suo staff, a inizio settimana, quando decideranno (o meno) di convocare senza indugio i due giocatori. La tendenza è quella di un immediato ritorno in azzurro, anche per chiudere al più presto questa pagina sinistra.

Inoltre, e al di là dei loro casi, l’ultimo punto che sembra essere scritto in questa vicenda non deve farci dimenticare tutto. Le derive e gli slittamenti, diventati troppo numerosi, sono un male che il rugby deve curare alla radice dei suoi terzi tempi. “Trattare” è la parola giusta quando si ha a che fare con una malattia diventata endemica.

Non dimentichiamo il processo di Bordeaux, i casi di Béziers, Dax, Bourg-en-Bresse e ovunque; le accuse contro Haouas, Hogg, Hounkpatin, Jaminet e tanti altri. Non dimenticare che Clermont (con Haouas), Castres (con Hounkpatin) o Oyonnax (questa settimana con Grice e Farrell) hanno saputo assumersi le proprie responsabilità di fronte all’inaccettabile, ma che molti altri nostri leader hanno preferito l’opportunismo all’etica, anteponendo il proprio interesse sportivo al senso di responsabilità collettiva.

Non dimentichiamo che, appena una settimana dopo l’esplosione della “bomba argentina”, una decina di compagni di squadra di Jegou e Auradou si sono rimessi all’opera, nella notte selvaggia di Buenos Aires, nonostante il divieto formale di uscire questa volta formulato da la direzione del XV di Francia e del suo allora capitano, Baptiste Serin. Se Jegou e Auradou pagarono cara l’estate latina dei Blues, con il carcere e la polemica sull’onore, altri ne uscirono incolumi. Prova, ancora una volta, che il problema va ben oltre il solo tema di Jegou-Auradou. Il futuro, su tutti questi temi, dovrà riguardare la prevenzione, l’educazione, il sostegno ma anche le sanzioni, per chi va oltre il quadro ormai chiaramente stabilito.

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