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“L’azione della Francia nella decarbonizzazione dell’economia globale è assolutamente cruciale”, sottolinea François Gemenne

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Quando si parla di responsabilità di fronte al cambiamento climatico, uno degli argomenti che sentiamo spesso è che la Francia starebbe già facendo molto di più della sua quota, e in ogni caso rappresenterebbe solo lo 0,9% delle emissioni globali di gas serra. Lo è soprattutto “l’argomentazione forte di chi non vuole fare nulla”risponde François Gemenne a chi si accontenta di alzare la mano e volgere lo sguardo verso la Cina, l’India o gli Stati Uniti.

François Gemenne : Non possiamo negare, infatti, che il nostro futuro climatico dipende in gran parte da ciò che verrà deciso oggi a Pechino, Delhi o Washington, e domani al Cairo, Lagos, Brasilia o Giakarta. Ma spesso dimentichiamo che non siamo gli unici ad agire e che le emissioni stanno diminuendo in quasi tutti i paesi industrializzati. Stabilito questo presupposto, vorrei ora spiegarvi perché l’azione della Francia è assolutamente cruciale per la decarbonizzazione dell’economia globale.

Innanzitutto, ci sono circa 200 paesi nel mondo che possono dichiarare di rappresentare ciascuno meno dell’1% delle emissioni globali. In Francia, inoltre, se contiamo le emissioni prodotte sul territorio nazionale in un dato anno arriviamo addirittura allo 0,9%. Ma se prendiamo in considerazione le emissioni importate, cioè le emissioni legate ai prodotti consumati in Francia ma fabbricati all’estero, la nostra impronta di carbonio fa un enorme salto, poiché queste emissioni importate rappresentano circa il 40% delle nostre emissioni. Allo stesso modo, se si prendono ad esempio le emissioni pro capite, siamo a 9 tonnellate di carbonio equivalente pro capite, cioè all’incirca allo stesso livello della Cina.

“Se contiamo le nostre emissioni storiche, e non solo quelle del 2024, poiché il cambiamento climatico è un problema di accumulo, la Francia è al 12° posto nel mondo nella classifica delle responsabilità”.

François Gemenne

su franceinfo

Il ragionamento secondo cui ogni Paese deve fare la sua parte è complicato, perché siamo di fronte a un problema globale. Ogni decimo di grado conta e quindi non ce la faremo se ognuno si accontenta di fare la propria parte nel proprio angolo, all’interno dei propri confini.

E se non solo abbiamo i mezzi per fare più della nostra quota, è anche nel nostro interesse, se vogliamo essere ben posizionati nell’economia del 21° secolo. Innanzitutto perché la Francia conserva una certa influenza sulla scena internazionale, anche se è notevolmente diminuita. È ancora la rete diplomatica che ha reso possibile l’accordo di Parigi.

Ma soprattutto, la Francia conta un gran numero di multinazionali che sono al centro delle sfide della transizione. C’è BNP Paribas, la prima banca europea, Lafarge Holcim, il colosso del cemento – cemento che da solo rappresenta il 7% delle emissioni globali di gas serra. Abbiamo anche Carrefour, con più di 14.000 supermercati in tutto il mondo. Senza dimenticare Stellantis e Renault, due colossi automobilistici, e ovviamente TotalEnergies. Ecco perché la Francia può svolgere un ruolo chiave nella decarbonizzazione dell’economia globale. Ed è per questo che controlla molto più dello 0,9% delle emissioni globali.

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