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“Anche il Belgio è vulnerabile”, ricorda Jean-Pascal van Ypersele – ONU Francia

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In tutto il mondo, gli effetti del cambiamento climatico sono stati particolarmente avvertiti nel 2024, dopo un anno già record nel 2023. Il Belgio non è immune dal riscaldamento globale, con l’anno più caldo e piovoso mai registrato nel 2024 dall’esistenza dei servizi meteorologici nel 1853.

Secondo il Royal Meteorological Institute (IRM), la stazione di Uccle ha registrato tra il 1 gennaio e il 19 dicembre 1146,2 mm di precipitazioni (ovvero 1,14 metri), un record assoluto. Non ci sono stati più giorni di pioggia (203) rispetto agli anni precedenti, ma ha piovuto molto più forte.

Anche il dicembre 2024 è stato segnato da dolcezza insolita e pochissimo sole a Bruxelles, con solo 17 ore di sole rispetto a una media di 48,5 ore, secondo l’IRM.

L’Osservatorio europeo Copernicus e l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) hanno confermato il 10 gennaio che il 2024 sarà l’anno più caldo registrato con un riscaldamento globale superiore a 1,5 gradi dall’inizio dell’era industriale.

Il climatologo belga Jean-Pascal van Ypersele*, professore all’UCLouvain e all’ULiège, fondatore della Piattaforma vallone per il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) ed ex vicepresidente dell’IPCC, ha risposto alle domande dell’UNRIC.

Secondo lei, i cambiamenti climatici saranno particolarmente avvertiti in Belgio nel 2024, rispetto agli anni precedenti? Si tratta di un fatto eccezionale, nella misura in cui Copernicus e l’ONU indicano che l’Europa è il continente che si sta riscaldando più velocemente?

Nel 2024, il Belgio ha vissuto eventi climatici marcati: quantità totale di precipitazioni superiore del 40% rispetto alla norma, record di umidità superato, nuvolosità molto abbondante, episodi di precipitazioni molto intense, ecc.

Alcuni di questi fenomeni rientrano in una tendenza osservata negli ultimi anni, ma la loro intensità e frequenza rafforzano l’emergenza climatica. Essendo l’Europa il continente che si sta riscaldando più velocemente, questo sviluppo non è eccezionale ma ci ricorda che anche il Belgio è vulnerabile ai cambiamenti climatici.

A quale città dell’Europa meridionale assomiglierà il clima di Bruxelles nel 2050?

Entro il 2050, il clima di Bruxelles potrebbe assomigliare a quello odierno di Lione o Bordeaux, con estati più calde e secche e inverni miti. Questo confronto illustra le conseguenze locali del riscaldamento globale, anche se semplifica gli impatti sistemici più complessi, come le ondate di caldo più frequenti e il rischio di inondazioni durante episodi di precipitazioni molto intense.

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Una piovosità record è stata registrata a Bruxelles nel 2024. Foto unsplash.

È vero che in Belgio l’aumento medio della temperatura rispetto all’era preindustriale (1850-1900) è vicino ai 2,5°C, 1 grado in più rispetto alla media mondiale?

So comunque che in Belgio l’aumento medio delle temperature rispetto all’era preindustriale per il periodo 1991-2020 è di circa 2,1°C, mentre la media globale per il 2024 è di circa 1,5°C.

La situazione belga si spiega in particolare con il fatto che ci troviamo su un continente (tutti i continenti si riscaldano più dell’oceano, che ha una grande inerzia termica) e che siamo vicini all’Oceano Atlantico, il che rende meno temperature molto basse in l’inverno è probabile.

Nel marzo 2021 si è svolta in Belgio una clamorosa sperimentazione sul clima. Cosa ricordi di quella?

La sperimentazione climatica in Belgio, condotta dall’ASBL (associazione) Klimaatzaak, ha evidenziato l’inadeguatezza delle politiche climatiche belghe. La Corte ha riconosciuto un obbligo statale di protezione del clima, ma finora l’impatto giuridico è rimasto limitato.

Questo processo ha tuttavia contribuito a risvegliare la consapevolezza pubblica e a esercitare un po’ di pressione aggiuntiva sui decisori politici.

Quale ritiene che sia la priorità delle priorità nelle misure da adottare?

La priorità assoluta è decarbonizzare rapidamente settori chiave come l’energia, i trasporti e l’edilizia, rafforzando al tempo stesso l’adattamento agli impatti climatici già inevitabili.

Ciò implica una governance più coerente tra gli enti federali, massicci investimenti nell’efficienza energetica, nella promozione della sobrietà e nelle energie rinnovabili. È inoltre essenziale sensibilizzare l’opinione pubblica sull’interesse a sostenere la transizione climatica e ambientale che fa parte dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con tutti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG).

*Jean-Pascal van Ypersele è professore alle università UCLouvain e ULiège, fondatore della Piattaforma vallone dell’IPCC, ex vicepresidente dell’IPCC.

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