Zurigo (awp) – Il reclamo degli investitori americani contro la Svizzera nell’ambito della cancellazione del valore dei prestiti AT1 del Credit Suisse si fa sempre più intenso. Gli avvocati fanno ora riferimento al rapporto della commissione parlamentare d’inchiesta (CEP) sul disastro bancario in una nuova versione della denuncia, depositata mercoledì sera.
Ciò richiede alla Svizzera un risarcimento di circa 372 milioni di dollari, rispetto agli 86 milioni di dollari della denuncia presentata lo scorso giugno al tribunale distrettuale di New York. La denuncia, di cui è venuta a conoscenza l’agenzia di stampa AWP, elenca ora 47 investitori.
Il crescente interesse degli obbligazionisti per la denuncia statunitense evidenzia il “grande impatto della svalutazione dell’AT1” su diversi investitori, si legge giovedì in un documento di sintesi dell’avvocato Dennis Hranitzky dello studio legale americano Quinn Emanuel.
“Misura inutile”
Nell’ambito dell’acquisizione d’emergenza di Credit Suisse (CS) da parte di UBS nel marzo 2023, le obbligazioni AT1 ad alto rendimento, del valore di circa 16 miliardi di franchi, erano state dichiarate prive di valore su ordine dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma). I ricorrenti ora sostengono davanti al tribunale statunitense che questa misura non era necessaria e che comportava vantaggi per UBS.
Gli avvocati americani traggono anche altri argomenti giuridici dal rapporto CEP: secondo loro, esso dimostra anche che la riduzione a zero dei prestiti AT1 costituiva una violazione illegale dei diritti di proprietà dei ricorrenti.
Durante la vendita del CS la Svizzera ha ignorato una “moltitudine di potenziali acquirenti” e “spinta dall’orgoglio e dal nazionalismo economico” ha preso in considerazione solo l’UBS, deplorano gli avvocati. La banca con le tre chiavi avrebbe quindi potuto determinare il prezzo e dettare le condizioni del recupero.
La Svizzera ha ora tempo fino all’inizio di febbraio per rispondere alla denuncia aggiornata. La decisione del tribunale di New York sulla sua accettazione non dovrebbe quindi essere presa prima dell’estate.
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