Con una rubrica pubblicata sul quotidiano La mattinala politologa e autrice Nadia Nsayi ha rilanciato, il 6 gennaio, la polemica sul trattamento del passato coloniale da parte delle istituzioni belghe, e in particolare da parte del Museo dell’Africa Centrale, di cui da tre anni è responsabile della programmazione culturale. Il testo di MMe Nsayi è stato intitolato « Ciao ciao Museo Africano? »il nuovo nome dell’istituzione, rinominato nel 2018. Quell’anno il museo divenne anche un centro di ricerca sul continente africano.
Nella sua rubrica, MMe Nsayi denuncia quelli che considera i fallimenti del museo in termini di apertura alla diversità e di studio approfondito del periodo coloniale. “Il museo dà l’impressione di essere “decolonizzato”, in pratica distinguo il paternalismo nella collaborazione con i partner [belgo-]africano »spiega l’autore. L’istituzione, secondo lei, non è ancora pronta ad affidare responsabilità ai neri o a prendere in considerazione la nomina di un esperto di origine africana che co-dirigerebbe l’istituzione, insieme al direttore generale, Bart Ouvry, ex diplomatico nominato nel 2023. “Io sarei disponibile perché sono favorevole al lavoro di squadra, ma è una decisione politica che non mi appartiene”indica a Mondo M.Ouvry.
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