Nicolas Sarkozy sedeva tranquillamente da tre giorni sul suo sedile pieghevole, presso il tribunale di Parigi, senza dire una parola. Ha colto al volo l’occasione quando il presidente gli ha chiesto se avesse una dichiarazione di apertura da fare. Ne aveva uno. Giovedì 9 gennaio, pieno di rabbia a malapena contenuta, ha espresso la sua versione dell’accusa di finanziamento libico della sua campagna presidenziale del 2007: “È un complotto. »
“Dieci anni di calunnie, quarantotto ore di fermo di polizia, sessanta ore di interrogatori, dieci anni di indagini, quattro mesi in tribunale, – ha esclamato l’ex presidente della Repubblica. Affermo, come ho fatto all’inizio della procedura, che non troverete mai e poi mai un euro libico, ma nemmeno un centesimo libico. » Dice che vuole solo due cose, la verità e la legge… “se non è una brutta parola” – e non avere conti da regolare con nessuno.
Certamente non è reciproco. All’origine della vicenda ci sarebbe “tre gruppi di bugiardi e truffatori”. Il clan Gheddafi innanzitutto, « ces assassini » ; le prime accuse di finanziamento sono arrivate poche ore dopo che aveva detto che Muammar Gheddafi doveva andarsene. “Abbiamo i conti, i documenti, le prove”, ha detto il figlio di Gheddafi. Beh, non preoccuparti! ha preso d’assalto l’ex capo di Stato. E niente. Non si accordano nemmeno sull’importo e nemmeno sul nome della banca! »
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