Ultima puntata della serie sui momenti che hanno segnato l’attualità francese nel 2024. E’ stato pronunciato pochi giorni fa il verdetto di un processo storico, quello sugli stupri di Mazan: 20 anni di carcere per Dominique Pélicot, accusato di aver drogato, violentato e ha fatto violentare sua moglie, Gisèle Pelicot, da più di cinquanta uomini reclutati su Internet. Cinquanta uomini le cui condanne vanno dai 3 ai 15 anni di carcere. Un processo che segnerà una pietra miliare in Francia, mentre la personalità di Gisèle Pelicot gli ha dato un impatto internazionale rifiutandosi fin dall’inizio di andare a porte chiuse. Cosa potrebbe cambiare il processo rispetto alle tante aspettative delle associazioni femministe?
Ritorno alla corte di Avignone. È il 19 dicembre 2024, pochi minuti dopo l’annuncio del verdetto. “ Aprendo le porte a questo processo il 2 settembre, volevo che la società potesse comprendere i dibattiti che vi si sono svolti. Non mi sono mai pentito di questa decisione », dice Gisèle Pelicot.
Applausi e complimenti vengono scanditi dal pubblico presente. “ Abbiamo gridato grazie Gisèle con tutta l’anima. E diciamo grazie 1 000 volte », spiega una donna venuta ad ascoltare la vittima al termine del processo. Ovazione e ringraziamento mentre lasciava la corteGisèle Pelicot, si fa strada tra le telecamere e i microfoni.
Il verdetto forse non soddisfa le attiviste femministe, ma tutte riconoscono un grande passo avanti, reso possibile grazie alla revoca della sessione a porte chiuse, secondo la scelta di Gisèle Pelicot. “ Le donne che accusano gli aggressori di stupro testimoniano apertamente. È un grande passo avanti perché fino ad allora c’erano parole contro parole. Ma lì abbiamo visto azioni, abbiamo visto attacchi. Abbiamo visto cos’era lo stupro, cosa hanno sofferto alcune donne », confida un attivista.
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Gli stupri di Mazan, un prima e un dopo?
Un inizio di sensibilizzazione, che dovrebbe andare a beneficio delle vittime di violenza sessuale per Juliette. E tocca alla giustizia fare la sua parte: “ Come accogliamo le persone vittime di violenza sessuale e di genere ? Come possiamo proteggerli ? Come possiamo garantire che il tribunale non sia una doppia punizione e che non sia super traumatico? ? Ecco perché sono qui oggi. »
Ma al di là della giustizia, spetta alla società nel suo insieme evolversi, ritiene Léa. Vorrebbe dire che il processo per stupro di Mazan creerà un prima e un dopo, ma non ne è sicura. Lei chiede: “ Cosa verrà fatto dietro ? Come riusciremo a cambiare sistematicamente ciò che sta accadendo ? Come riusciremo a mettere in atto meccanismi che permettano ai giovani di capire che le cose non possono continuare così? »
Juliette fornisce l’inizio di una risposta: “ Dobbiamo ripensare il modo in cui educhiamo i ragazzi. Dobbiamo ripensare la questione del consenso. Come viene trattata la sessualità a scuola fin dall’infanzia ? »
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Molte aspettative su molti livelli
Da un lato ci sono le aspettative sociali e giuridiche, numerose dopo questo processo. D’altronde i traguardi che vanno preservati a tutti i costi per Juliette: “ Spero che manterremo la confraternita. Spero che ci ricorderemo che le donne ci sono, sono presenti. Sono arrabbiati. Spero che ricorderemo il coraggio di Gisèle, ma il coraggio di Gisèle è anche il coraggio di tutte le donne, anche di quelle che non lo fanno. »
Per mantenere questa speranza, dobbiamo continuare la lotta guidata da Gisèle Pelicot, conclude Muriel: “ Lei ha detto di no. E in realtà ha rifiutato di permettere che questo processo si svolgesse a porte chiuse. E quindi, penso comunque che si sia aperta una breccia. E per noi, da qualche parte, ci ha anche rassicurato l’idea che dovevamo continuare le nostre lotte e che comunque, insieme, ci arriveremo.. »
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«Uno due treintona un gruppo di donne. Alziamoci, donne arrabbiate, e rompiamo tutte queste gabbie. Alzati, alzati, alzati… Alzati, alzati, alzati… »
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