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Campus: sui banchi della transizione

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35% di emissioni di gas serra in meno entro il 2030 rispetto al 2019: è questa la sfida che Sabine Lavorel, vicepresidente per la trasformazione ecologica dell’UGA, si è posta dallo scorso settembre. Con il suo team ha definito diversi obiettivi ambiziosi. Compreso quello di rafforzare le campagne di formazione e sensibilizzazione del personale e degli studenti.

Verrà affrontata in particolare la questione della mobilità. Privilegiare il treno piuttosto che l’aereo durante gli stage all’estero mi sembra doveroso. Incoraggiamo inoltre gli utenti del campus a ricorrere alla mobilità attiva. La bicicletta, ad esempio, non ha effetti dannosi quanto le automobili sulla biodiversità dei campus.

Tanto più che, dal 2021, il campus è stato etichettato come rifugio LPO, il più grande dell’Isère. Questa etichetta impone all’UGA di limitare le pratiche e i prodotti che potrebbero avere un impatto sulla fauna e sulla flora selvatiche.

Mano nella mano per il clima

Un'altra importante fonte di emissioni di gas serra: gli acquisti. Si sta prendendo in considerazione la possibilità di mettere in comune le attrezzature di ricerca tra i laboratori. Inoltre, dei circa 71 laboratori dell'UGA, la metà ha effettuato la propria impronta di carbonio. Ciò ci consentirà di elaborare piani d’azione per ridurre la loro impronta.

Infine, ricordiamo che Sabine Lavorel desidera sostenere i progetti realizzati dagli studenti attorno al tema del clima. L’idea è quella di fornire loro finanziamenti, risorse umane e supporto tecnico.

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