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La Corte dei Conti raccomanda di rafforzare la gestione integrata delle risorse idriche

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Nella sua relazione annuale 2023-2024, la Corte dei conti ha inoltre invitato all’utilizzo di risorse non convenzionali, tra cui la desalinizzazione dell’acqua di mare, il riutilizzo delle acque reflue trattate e la raccolta dell’acqua piovana, e la riduzione delle perdite nelle reti di trasporto e distribuzione dell’acqua, nonché una migliore protezione delle dighe dall’insabbiamento, oltre all’accelerazione dell’attuazione dei progetti relativi all’interconnessione dei bacini idraulica.

La Corte ha inoltre raccomandato di mobilitare i finanziamenti necessari per l’attuazione dei programmi che rispondono alle sfide poste e di accelerare i programmi di riconversione all’irrigazione localizzata.

Per mitigare l’impatto della crisi idrica, in particolare per quanto riguarda la garanzia dell’approvvigionamento di acqua potabile e il soddisfacimento dei bisogni dei settori produttivi, il suddetto rapporto ricorda che all’inizio del 2020, il programma nazionale di approvvigionamento idrico potabile e irrigazione 2020-2020 2027 (PNAEPI), mobilitando un budget di 143 miliardi di dirham (MMDH).

Così, con la messa in esercizio di un insieme di dighe, la cui costruzione è iniziata prima del lancio del PNAEPI, la capacità totale di stoccaggio è passata da 18,7 miliardi di mc nel 2020 a 20,7 miliardi di mc alla fine del 2023, precisa il rapporto, rilevando che alcuni progetti di grandi dighe hanno subito ritardi rispetto alle previsioni.

Per quanto riguarda la gestione della domanda e il recupero idrico, la superficie dotata di sistemi di irrigazione localizzata ha raggiunto, a fine 2023, quasi il 50% della superficie irrigata a livello nazionale, rispetto al 43% del 2020.

Tuttavia, gli sforzi per modernizzare le reti di irrigazione collettiva e promuovere l’irrigazione localizzata non hanno stabilizzato la domanda di acqua per l’irrigazione, dato che il problema dello sfruttamento eccessivo delle acque sotterranee è peggiorato.

Inoltre, il PNAEPI prevede il riutilizzo di 100 milioni di m³ di acque reflue trattate all’anno entro il 2027, precisa la stessa fonte, aggiungendo che questo volume ha raggiunto circa 37 milioni di m³ nel 2023. Questo riutilizzo resta però limitato ai settori industriali e all’irrigazione degli spazi verdi , mentre il suo utilizzo in agricoltura resta insignificante.

Per quanto riguarda i rischi identificati, vale la pena menzionare il peggioramento della situazione idrica a causa dell’accentuazione dei cambiamenti climatici, il ritardo dei progetti di desalinizzazione, la riconversione all’irrigazione localizzata, l’interconnessione dei bacini idraulici e i progetti di dighe, in particolare nelle aree con elevata piovosità.

Tra questi rischi figura anche il ritardo nel completamento del progetto di collegamento per la trasmissione di elettricità basata su energie rinnovabili, al fine di fornire energia pulita agli impianti di desalinizzazione, nonché il problema di mobilitare i finanziamenti necessari.

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