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​Le Fêtes d’Hébé all’Opéra-Comique – Voix sur berges – Report

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Nel marzo 2017 è stata presentata l'Opera di Parigi Le feste di Ebe nell'infausto scenario dell'Amphi Bastille e facendo collaborare i residenti della sua Accademia con gli studenti del Royal College of Music. A parte l'emergere di alcune belle personalità vocali (tra cui Adriana González), la produzione è stata abbastanza dimenticabile. Siamo stati quindi lieti di vedere l'opera ritornare in cartellone, nella cornice ideale dell'Opéra-Comique (che proporrà anche Sansone in pochi mesi, dopo due stagioni durante le quali Parigi trascurò troppo le opere di Rameau). Eravamo tanto più felici in quanto l'opera sarebbe stata diretta da William Christie alla guida di Les Arts Florissants, al quale dobbiamo la prima integrale, pubblicata nel 1997, di uno dei balletti-opera più rappresentati della nostra vita il compositore – un altro, diretto da György Vashegyi, è stato pubblicato nel 2022 sotto l'egida della CMBV. Potremmo anche rallegrarci nel vedere il tandem dello chef riformato con un regista il cui nome resta legato a tanti spettacoli memorabili.

©Vincent Pontet

Purtroppo, Robert Carsen sembra aver un po’ perso il segreto dei successi che hanno costellato gli anni 1990-2000, e la sua visione di questi Festival di Ebe soccombe a qualche comodità modaiola, con una trasposizione obbligata verso i nostri tempi (non si può più ballare altro che hip-hop sulla musica di Rameau, a quanto pare). Il prologo comincia però molto bene all’Eliseo, dove Hébé, coppiera degli dei, cioè qui cameriera in grembiule bianco, commette un errore che le vale l’espulsione (da qui il suo odio verso “tutto il mondo celeste”). truppa” di “immortali”). Le armi dell'Amore sono diventate i telefoni cellulari, ma il bavaglio così permesso si trascina un po', anche se notiamo l'integrazione molto fluida dei balletti nell'intrattenimento scenico generale.

©Vincent Pontet

E Carsen prende alla lettera la proposta di Love: “Voliamo sulle rive della Senna”. Perché è proprio sulle sponde del fiume che si svolgeranno i tre interventi, che onoreranno successivamente la poesia, la musica e la danza – che giustificano il sottotitolo o i lirici Talensforse omesso questa volta per evitare confusione con un ensemble concorrente… I sentieri sulle rive fanno da cornice, ma la poesia cede il posto alla Paris-Plage, la musica viene sostituita dallo sport, solo la danza resta danza. Nella seconda e nella terza voce, notiamo meno la messa in scena di Robert Carsen che le coreografie di Nicolas Paul, in particolare quella che ricrea una partita di calcio (la lotta tra Spartani e Messeni) o la battaglia di danza finale.

©Vincent Pontet

Fortunatamente la musica è presentata molto bene e William Christie, nonostante il passare degli anni, non ha perso nulla del vigore con cui dirige, in particolare, la magnifica ouverture o i vari balletti. Les Arts Florissants comunica alla partitura tutta la vita che ci si può aspettare da essa, sia che si tratti degli strumentisti, in particolare con questi fiati fruttati e queste gustose musette, o dei membri del coro, sempre attivi sia teatralmente che vocalmente.
Per quanto riguarda il team di solisti, unisce valori consolidati e nuovi arrivati ​​da seguire. Il tenore Antonin Rondepierre trova in Thélème un ruolo perfettamente adatto alle sue attuali possibilità, mentre il suo maggiore Cyril Auvity unisce due personaggi secondari. Ana Vieira Leite impone in Amour la sensualità della sua recitazione e del suo canto, mentre Emmanuelle de Negri la mette vis comica e tutti i suoi colori vocali al servizio di Ebe nel prologo, per ritornare ad ogni voce, anche se canta solo nella prima.

Per quanto riguarda le voci gravi, Lisandro Abadie sembra più a suo agio come Eurilas che come Alcée, e Renato Dolcini non offre un'interpretazione molto entusiasta come Tyrtée, dove si sognerebbe un acuto più brillante per l'aria ” Chi ti trattiene , Spartano? “. Resta da salutare i due grandi trionfatori della serata: Momus nel prologo, Marc Mauillon deve attendere l'ultimo ingresso per rientrare, ma fa scintilla in Mercurio motociclistae vocalizza con virtuosismo mozzafiato per “L'oggetto che regna nella mia anima”. E Léa Desandre, che unisce le eroine delle tre voci, mette in mostra un tono sontuoso, un'espressività senza pari e un'incarnazione immediatamente toccante.

Infine, ricordiamo che, accanto a questa produzione, Léa Desandre propone il 20 dicembre (1) un recital molto eclettico “L'Amour du chant” accanto a Thomas Dunford.

Laurent Bury

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