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Dopo Michel Barnier, cosa fare a sinistra?

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Pubblicato il 10 dicembre 2024 alle 7:00

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I leader dei comunisti e degli ecologisti hanno una pesante responsabilità per il futuro del Paese: uniranno le forze con il PS o non consentiranno la costituzione di un governo non soggetto alla censura della RN?

Questo articolo è una rubrica, scritta da un autore esterno al giornale e il cui punto di vista non impegna la redazione.

La censura del governo di Michel Barnier ha aperto un importante dibattito strategico all'interno della sinistra. Cosa dovrebbe fare adesso? Chiedere le dimissioni di Emmanuel Macron lavandoci le mani dei passi immediati, anche se questi dovessero assumere la forma di un consolidamento dell’alleanza tra la destra e l’estrema destra? Oppure proporre negoziati ai gruppi politici del blocco centrale, o anche ai repubblicani, per consentire la costituzione di un governo che non sia permanentemente soggetto alla minaccia di censura da parte del Raggruppamento Nazionale?

La prima strada è stata scelta da La insoumise che allo stesso tempo ha registrato la morte del Nuovo Fronte Popolare indicando che in ogni caso avrebbe avuto un proprio candidato nel proprio programma nelle elezioni presidenziali anticipate che sostiene. Voler fare affidamento ancora una volta unicamente sulle elezioni presidenziali, e sulla sua intrinseca logica di “salvatore supremo”, per risolvere la crisi politica appare innanzitutto del tutto incoerente per una forza che dovrebbe criticare l'eccessivo presidenzialismo del Ve Repubblica e chiedere l'istituzione di un VIe Repubblica per porre fine a tutto ciò. E soprattutto, le dimissioni di Emmanuel Macron sembrano molto improbabili nel breve periodo, vista l'arroganza e l'ego sproporzionato di un personaggio che sembra incapace di riconoscere di aver commesso gravi errori per sette anni e che la sua partenza potrebbe contribuire a calmare gli animi. il paese.

Anche supponendo che questo obiettivo possa essere raggiunto prima della fine del mandato, esiste il rischio che nel frattempo accadano cose molto gravi nel paese in termini di messa in discussione delle libertà pubbliche e di istituzionalizzazione della xenofobia se il nuovo governo post-presidente Barnier cerca di avvicinarsi ancora di più alla RN per evitare ulteriore censura, una strada che Nerone, presidente della Repubblica, sembra favorire per il momento. Nel contesto del Ve Repubblica, le tutele istituzionali sono molto limitate per evitare una simile deriva. Non possiamo permetterci di correre un rischio così serio.

Arrestare l'ascesa della RN

Per riuscire nella seconda opzione, la strada è molto stretta, data la radicalizzazione ultraliberale del gruppo Ensemble pour la République e il suo ostinato rifiuto di qualsiasi aumento delle tasse, nonostante la politica di bilancio irresponsabile di Emmanuel Macron abbia seriamente aumentato i deficit e aumentato massicciamente il debito pubblico per sette anni. Tuttavia, un accordo di non censura con il blocco centrale potrebbe sperare di frenare l’ascesa della RN solo se rompesse nettamente con la politica perseguita dal 2017.

Al di là dei compromessi che sarà molto difficile trovare sul bilancio, potremmo comunque immaginare compromessi su alcune misure minime da attuare prima eventualmente di tornare agli elettori alla fine del 2025, e in particolare l’istituzione del voto proporzionale per le elezioni legislative per evitare il rischio di una maggioranza assoluta del RN. Per quanto riguarda la riforma delle pensioni, l’altro grande scoglio, l’opzione più ragionevole sembra essere quella di congelare la riforma, e quindi di congelare l’aumento dell’età minima pensionabile in pensione, rinviando l’esito ad un negoziato tra le parti sociali da concludere entro sei mesi.

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Saranno decisivi l’equilibrio politico che si potrà trovare per l’accordo di non censura e i contorni dell’arco dei gruppi politici che potrebbero sostenerlo. Se i socialisti continueranno ad avanzare da soli su questa strada, senza dubbio potranno ottenere solo minime concessioni da parte del blocco centrale. Rischierebbero quindi di apparire come semplici ausiliari di un secondo governo Barnier. Con buone probabilità che tale accordo di non censura alla fine fallisca e che saremo riportati al temuto scenario di un governo di alleanza di destra-estrema destra.

Se, d’altro canto, questa strada fosse seguita da tutte le forze della PFN, che lavorano in stretto coordinamento, che non favoriscono la via dell’irresponsabilità scelta da LFI, tale accordo di non censura potrebbe essere più sostanziale nei suoi contenuti. E il governo che emergerebbe potrebbe essere guidato da una figura di sinistra.

In altre parole, attraverso le scelte che faranno (o meno) nelle prossime ore, i leader comunisti e ambientalisti portano una pesante responsabilità per il futuro del Paese.

BIO ESPRESSO

Guillaume Duval è autore nel 2021 di “Impasse. Come Macron ci mette al muro”, pubblicato da Les Liens qui Libération ed ex caporedattore di “Alternatives économique”.

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