La lezione inaugurale dei panel e dei convegni nell’ambito della commemorazione dell’80° anniversario del massacro del Thiaroye 44 è tenuta dal prof.professore Ibrahima Thioub all’Ucad. Questo forum di storici e ricercatori ha esaminato le cause della tragedia, i viaggi dei fucilieri e la differenza tra il lavoro di uno storico e la memoria. Thioub ha anche sostenuto la costruzione dell’archivio e della biblioteca nazionale.
Lo spirito di colonizzazione ha una base razziale. Il colonialismo, introduce Thioub, porta in sé il terrore, ma porta in sé la cosa più dannosa (…), l’odio per l’uomo, in breve il razzismo. Che si proceda come si vuole, si arriva sempre alla stessa conclusione: “non c’è colonialismo senza razzismo”, così citava Aimé Césaire, “Il colonialismo non è morto”, Nouvelle critique, rivista del marxismo militante, gennaio 1954. Il che gli ha permesso di entrare nel vivo della questione. “Se c’è un evento accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale e rimasto vivido nella memoria africana della colonizzazione, è il massacro dei fucilieri avvenuto la mattina del 1° dicembre 1944…” dichiara il professor Thioub. Racconta il viaggio storico dei fucilieri senegalesi, il cui battaglione fu creato con il decreto firmato da Napoleone III, il 21 luglio 1857.
L’evento Thiaroye 44, continua lo storico, è legato ad una lunga tradizione del governo coloniale in termini di repressione e mantenimento dell’ordine pubblico. Tuttavia, avviene in un momento così specifico che lo distacca relativamente da questo passato. Soprattutto perché l’evento ha scosso l’intero sistema. Il che ha spinto di conseguenza l’amministrazione coloniale a mettere in atto una prima strategia volta a “soffocare al meglio l’evento e renderlo immediatamente invisibile”. Di fronte agli evidenti limiti di questo angolo di attacco, sottolinea l’accademico, si è ricorso ad una serie di misure tra cui la produzione di un’offerta di resoconti dai contenuti spesso discordanti sullo svolgersi degli eventi, quasi a perdere storici e ricercatori. Ma tutti tendono a stabilire la colpevolezza dei fucilieri e ad essere parte di un’eufemizzazione dell’evento. “La portata di questo omicidio di massa, il contesto in cui è avvenuto e lo status dei protagonisti non lasciavano alcuna possibilità di successo alla strategia dell’amministrazione coloniale”.
Per il professor Thioub, da subito, un numero significativo di attori si è impegnato nella gestione della questione, diffondendola ampiamente nello spazio pubblico imperiale e anche oltre. Questo è, tra le altre cose, ciò che ha mantenuto vivo l’argomento.
Il movimento anticoloniale
Il movimento anticoloniale, che conobbe un forte risveglio dopo la seconda guerra mondiale, si fece carico della questione e ne garantì la preservazione della memoria. “Successivamente, Thiaroye 44 divenne il luogo di un’intensa guerra della memoria”, ricorda lo storico. Tuttavia, egli ingiunge che la scrittura della storia che arriva tardi sulla scena del crimine incontra enormi difficoltà nel dare un senso all’evento nonostante i notevoli sforzi. Si aggiunge che l’omissione di informazioni sul verificarsi dell’evento, l’offuscamento delle tracce archivistiche e documentarie, la difficoltà di prendere le distanze da ricordi contrastanti, gli hanno reso il compito particolarmente arduo, si rammarica lo storico che avverte. “Che le autorità militari e politiche abbiano distorto o meno i dati, che abbiano voluto consapevolmente coprire le loro tracce, premeditare il massacro, non può impedirci di scrivere questa storia come quella dell’intero viaggio dei fucilieri dal 1857 al 1860. (.. .) L’atteggiamento delle autorità resta parte integrante di questa storia che gli studi devono chiarire”, informa lo storico. L’indagine dello storico, certamente attenta al dato statico, deve però preoccuparsi maggiormente di ristabilire e analizzare finemente i fatti per estrarre dalle loro analisi un problema da decifrare. Cosa rende Thiaroye unico nella storia della repressione coloniale? Come si chiama Thiaroye? Perché la sua evocazione continua più che mai a suscitare emozioni così forti e gravi controversie storiche a decenni di distanza dal suo verificarsi? Questo perché la metropoli è uscita dalla guerra estremamente indebolita. Ha subito una clamorosa sconfitta durante la Guerra Fasulla. I fucilieri senegalesi sono stati testimoni attivi di questa dolorosa esperienza che rivela una manifesta discordanza tra le pretese di civilizzazione del potere coloniale francese e la realtà delle sue forze. Alla sconfitta si aggiunse l’occupazione del suo territorio, la resa del suo Stato, elenca l’accademico. Secondo lui è indiscutibile che senza il contributo dell’impero e in particolare dell’esercito africano, la Francia non avrebbe occupato un posto al tavolo dei vincitori della guerra. Ma la paura di perdere il dominio era reale.
Per favorecostruzione dell’archivio e della bibliotecabiblioteca nazionale
Come possiamo ristabilire l’ideologia della superiorità razziale dopo una simile esperienza di guerra? Come cancellare l’esperienza acquisita in guerra dai fucilieri? Come gestire la nuova coscienza dei fucilieri della guerra? Era prevedibile, a parere dello storico, che l’amministrazione civile e militare dell’Aof (…) facesse di tutto per contenere le conseguenze politiche.(…) Lo storico rileva anche le differenze, anche nel conflitto tra storia e memoria . Per gli storici si tratta di dare ai lettori, quando scrivono, i mezzi per contestare la tesi che difendono. Questa, sottolinea, è la differenza radicale rispetto alle memorie che richiedono un sostegno spesso militante. “L’audacia della verità storica nel nutrire la memoria nazionale aperta all’Africa sovrana è la garanzia della futura conquista della nostra emancipazione”, ha affermato. Alla fine chiede la costruzione di una casa d’archivio che possa ospitare la biblioteca nazionale.
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