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Jean-Luc Mélenchon propone una “candidatura comune” della sinistra in caso di elezioni presidenziali anticipate

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Questo venerdì sera, Jean-Luc Mélenchon ha proposto a coloro che vogliono unirsi a La insoumise di presentare “una candidatura congiunta” sulla base del suo programma, in caso di elezioni presidenziali anticipate.

Verso una nuova unione? Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise, ha annunciato venerdì 29 novembre di accettare “una candidatura congiunta”, sulla base del suo programma, in caso di elezioni presidenziali anticipate.

“Siamo favorevoli ad una candidatura congiunta. Ce lo siamo detti dieci volte, in base al programma. E poiché seguiremo il programma, venga chi vuole, è il benvenuto”, ha affermato Jean-Luc Mélenchon, che vuole le dimissioni del presidente Emmanuel Macron e l'organizzazione di nuove elezioni presidenziali, prima di quelle previste per il 2027.

“Abbiamo capito che (…) il Partito Comunista non ci vuole più, abbiamo capito che la destra del Partito Socialista non ci vuole più e ci rifiutiamo di seguire le persone che ci insultano lungo la strada”, ha detto aggiunto anche durante un discorso agli attivisti a Parigi.

Già tre volte candidato alle presidenziali, il leader ha proposto una “offerta federale” a “coloro che vogliono” aderire alla LFI per “presentare una candidatura comune per le elezioni presidenziali”.

Quale futuro per il Nuovo Fronte Popolare?

Secondo lui, “la farsa che consiste nel venire ad ogni elezione per prendere i collegi elettorali e indebolire il programma è finita”.

Così, mentre sul governo di Michel Barnier incombe la minaccia della censura, i vari partiti di sinistra non sembrano concordare sulla direzione da seguire.

LFI ha criticato in particolare i socialisti per aver voluto avvicinarsi al campo presidenziale, e quindi per aver seppellito il Nuovo Fronte Popolare, fondato durante le ultime elezioni legislative.

Domenica scorsa, il leader dei deputati socialisti, Boris Vallaud, ha invocato il dialogo tra tutti i partiti, ad eccezione del Raggruppamento Nazionale, per “sollevare la questione delle condizioni di non censura”, che implicherebbe necessariamente diversi compromessi.

Alla fine di ottobre, il capo del Partito comunista Fabien Roussel, che a giugno ha perso il suo seggio di deputato per il Nord, ha sostenuto che se si fosse ricandidato, “non sarebbe stato alleato con la LFI”.

Ricordiamo che le varie candidature di sinistra durante le elezioni presidenziali del 2022 avevano particolarmente ridotto le possibilità di Jean-Luc Mélenchon di raggiungere il secondo turno delle elezioni presidenziali.

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