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Un esponente del narcobanditismo marsigliese incarcerato a Grasse sospettato di aver organizzato una rete di importazione di droga dalla Guyana

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L'uomo è molto noto nell'ambiente marsigliese e nel narcotraffico. Karim Boughanemi, 51 anni, è stato prelevato dalla sua cella nel carcere di Grasse il parigino. È sospettato di aver organizzato, insieme a due suoi nipoti, una rete di importazione di droga dalla Guyana.

Secondo i nostri colleghi, l'estrazione è avvenuta martedì 26 novembre ad opera degli agenti di polizia della Direzione antinarcotici di Marsiglia. Furono arrestati anche i suoi nipoti e diversi “muli”. In totale, in questo caso sono state arrestate e prese in custodia tredici persone.

I suoi nipoti avrebbero reclutato dei “muli”

La polizia sospetta che Karim Boughanemi abbia organizzato questo traffico, insieme ai suoi due nipoti, responsabili della logistica. Si sarebbero occupati del reclutamento di “muli” per trasportare la droga tramite ovuli di droga ingeriti, provenienti dalla Guyana.

“Atterravano all’aeroporto di Roissy o di Marsiglia-Marignane con la pancia piena prima di scaricare, fuori dalla vista, la loro merce tanto pericolosa quanto redditizia,” spiegano i nostri colleghi.

Giunti in Francia, i “muli” venivano pagati e la droga veniva poi rivenduta in una città del Marsiglia.

Condannato a 20 anni di carcere dalla Corte d'assise del Var

Karim Boughanemi non è sconosciuto al sistema giudiziario, tutt'altro. Con una decina di condanne al suo attivo, l'uomo è in carcere da 18 anni. Nel 2009 è stato condannato a vent'anni di reclusione dalla corte d'assise del Var per l'omicidio di un trafficante di droga a Marsiglia.

Tre anni dopo, Karim Boughanemi è stato chiamato a testimoniare nel processo d'appello contro Ange-Toussaint Federici, ritentato per un triplice omicidio commesso a Marsiglia nel 2006 in un contesto di rivalità per la supremazia sul mercato delle slot machine.

Inizialmente perseguito per falsa testimonianza, Karim Boughanemi ha beneficiato dell'archiviazione del casonessun documento potrebbe dimostrare l'eventuale falsità della sua testimonianza, ha ricordato il procuratore generale.

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