Gli svizzeri all’estero vorrebbero poter partecipare più facilmente alla raccolta delle firme. Il Consiglio federale non vede tuttavia la necessità di agire, come rivela la sua risposta a una domanda in materia.
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27 novembre 2024 – 16:38
L’arrestoCollegamento esterno La deputata di centro Elisabeth Schneider-Schneiter richiama l’attenzione su una lacuna nel funzionamento della democrazia svizzera. In teoria gli Svizzeri all’estero possono certamente partecipare al lancio di referendum o iniziative. Per farlo, però, è necessario apporre la propria firma su un foglio di raccolta firme.
Ciò costituisce un ostacolo perché, da un lato, gli svizzeri residenti all’estero spesso non sono informati della raccolta firme in corso nel loro Paese. D’altro canto, organizzare e restituire un foglio di firma dall’estero comporta lavoro e spese.
Maggiori informazioni nella Rivista Svizzera
Elisabeth Schneider-Schneiter, copresidente dell’Intergruppo parlamentare degli Svizzeri all’estero e membro del comitato dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero, ha chiesto al Consiglio federale come gli Svizzeri all’estero potrebbero partecipare meglio alle iniziative e ai referendum lanciati.
Nella sua risposta di fine novembre il Consiglio federale ha proposto di pubblicare nella Rivista svizzera informazioni sulle iniziative popolari e sui referendum in corso. Vede anche nuove possibilità nella raccolta elettronica delle firme (e-collecting), “considerato questo [les Suisses de l’étranger] potrà quindi sottoscrivere iniziative e istanze referendarie ovunque, senza dover ricorrere ai servizi postali locali.
Nessun compito per le rappresentanze all’estero
Il governo respinge però l’idea di Elisabeth Schneider-Schneiter, che nella sua inchiesta ha anche chiesto se sarebbe possibile coinvolgere nel processo anche i consolati e le ambasciate svizzere. Gli Svizzeri all’estero potrebbero così inviare i propri fogli di firma alle rappresentanze svizzere per farli certificare.
La deputata Elisabeth Schneider-Schneiter a colloquio con il ministro degli Esteri Ignazio Cassis.
Keystone / Alessandro Della Valle
«Ciò richiederebbe adeguamenti giuridici e organizzativi», risponde il Consiglio federale. “Abbiamo però il diritto di chiederci se la misura avrà un effetto misurabile sulla partecipazione politica degli svizzeri all’estero”, continua. Il Consiglio federale ritiene inoltre che per la partecipazione all’estero dovrebbe essere sufficiente un termine di raccolta di 100 giorni.
Una mancanza di volontà politica
“Mi aspettavo questa risposta”, dice Elisabeth Schneider-Schneiter a questo proposito. Lei ritiene che il Consiglio federale e il Parlamento non abbiano la volontà di cambiare la situazione in questo settore. Ritiene tuttavia che l’idea di pubblicare le iniziative attuali e i referendum sulla Rivista Svizzera sia positiva.
Anche Ariane Rustichelli, direttrice dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE), ritiene che questa misura sia di facile attuazione. La Rivista Svizzera funge già da organo ufficiale della Confederazione. “Non c’è quindi nulla che ci impedisca di rafforzare ulteriormente l’informazione sui referendum e sulle iniziative popolari nelle nostre pubblicazioni”, afferma.
Un gruppo di lavoro dell’OSE si sta attualmente occupando concretamente di come aumentare la partecipazione politica degli svizzeri all’estero in Svizzera. «In questo contesto lavoriamo in stretta collaborazione con il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Attualmente sta esaminando una serie di questioni che le abbiamo sottoposto”, aggiunge Ariane Rustichelli.
La raccolta elettronica richiede pazienza
Nel corso della sessione autunnale sono stati presentati altri interventi che potrebbero agevolare la firma di referendum o iniziative da parte degli Svizzeri all’estero. Due mozioni dallo stesso contenuto della DPPCollegamento esterno e VerdiCollegamento esterno chiedono una rapida introduzione della raccolta della firma digitale. Un’altra mozioneCollegamento esterno offre specificamente un’operazione pilota per la raccolta elettronica con l’infrastruttura fiduciaria E-ID.
“L’introduzione di un sistema di raccolta elettronica consentirebbe agli Svizzeri all’estero di sostenere iniziative popolari e referendum senza dover sostenere costose spese di spedizione”, scrive a questo proposito l’OSE.
Ma anche su questo punto la Confederazione è riservata. “Sorgono molte questioni che hanno una dimensione istituzionale”, scrive il Consiglio federale nella sua risposta alle mozioni citate. Il Consiglio federale ha tuttavia incaricato la Cancelleria federale di «eseguire limitate prove pratiche».
Aggrapparsi a ciò che già esiste
Nel settembre 2024 la fiducia della popolazione svizzera nel sistema di raccolta delle firme è stata scossa. Da un’indagine è emerso che le aziende che raccolgono firme in Svizzera potrebbero aver falsificato firme su larga scala. Si parlava di frode della firma.
Successivamente è stata avanzata la richiesta di introdurre la raccolta di firme elettroniche e di vietare la raccolta di firme a pagamento.
Da allora il Consiglio federale ha risposto a diversi interventi in Parlamento. Dalle sue risposte emerge che non vede alcuna urgenza nel cambiare il sistema attuale, pur sottolineando i rischi delle possibilità digitali di partecipazione.
Riletto e controllato da Samuel Jaberg / tradotto dal tedesco con l’aiuto di Deepl / kro
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