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In Belgio Uber Eats licenzia i corrieri invece di pagarli

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Per un decennio, il rapporto burrascoso tra gli autisti delle consegne di Uber Eats e il loro datore di lavoro ha fatto regolarmente notizia nelle notizie sociali e legali belghe. Questi lavoratori dovrebbero essere protetti dalla deregolamentazione sapendo che ad un certo punto hanno accettato di evolversi lì? Questa è stata la domanda per molto tempo.

Ma lo scorso aprile la Labor Relations Commission (CRT) ha stimato che il rapporto professionale che collega un corriere alla multinazionale americana debba essere “riclassificato come rapporto di lavoro dipendente”, e ciò a partire dal 1° maggio. Il ruolo di questa commissione amministrativa è determinare se un lavoratore deve essere considerato autonomo o dipendente.

Uber Eats “non acconsente in alcun modo” allo status di dipendente

Questa decisione, che attribuisce una serie di diritti al lavoratore (assicurazione, ferie retribuite, salario minimo, ecc.), è stata immediatamente impugnata in tribunale dalla multinazionale americana. Ha chiesto di sospendere l’applicazione del regime decretato dalla Commissione Rapporti di lavoro, spiegando che probabilmente passeranno anni di dibattiti giuridici prima che venga pronunciata la sentenza nel merito. Ma il tribunale del lavoro francofono di Bruxelles è rimasto fermo e ha invece chiesto a Uber Eats di applicare immediatamente la decisione della CRT a tre corrieri che erano comparsi davanti ai tribunali per far valere i loro nuovi diritti.

Nonostante ciò, Uber Eats ha optato per misure estreme: ha licenziato i tre corrieri, comunicando loro per lettera che è “immediatamente impossibile per lei registrare la propria attività alle condizioni previste dalle norme di legge sociale”. La multinazionale americana “non acconsente in alcun modo” allo status di dipendente.

I limiti della legislazione belga ed europea

La risposta della multinazionale americana mette a repentaglio il recente sviluppo del diritto sociale belga. Nel 2023 è stata approvata una nuova legge per rendere più semplice per i lavoratori delle piattaforme ottenere lo status di dipendente. È su questo testo che si è basata la Commissione Giustizia e Lavoro per concedere ai corrieri Uber Eats lo status richiesto.

Questa legge prevede che esiste una presunzione di occupazione purché siano soddisfatti determinati criteri. Inverte l’onere della prova e rafforza i poteri della commissione competente per le controversie.

All’inizio di quest’anno sono entrate in vigore nuove normative europee del tutto simili alla legge belga. Mira inoltre a garantire alle persone che lavorano tramite piattaforme uno status professionale correttamente definito. Il testo regolamenta anche, per la prima volta nell’Ue, l’uso degli algoritmi sul posto di lavoro. Richiede agli Stati membri di stabilire una presunzione legale relativa dell’occupazione a livello nazionale, con l’obiettivo di correggere lo squilibrio di potere tra la piattaforma di lavoro digitale e la persona che svolge un’attività professionale attraverso di essa. Anche in questo caso l’onere della prova ricade ora sulla piattaforma.

Ma resta il fatto che il padrone ha sempre il diritto di licenziare un lavoratore se adotta le misure previste dalla legge. In Belgio, per quanto riguarda i lavoratori autonomi, la separazione non potrebbe essere più semplice come regola generale. Essendo stati riconosciuti come dipendenti i tre corrieri Uber Eats, il loro licenziamento rischia invece di essere considerato ingiusto davanti al tribunale che potrebbe imporre il pagamento di un risarcimento ai ricorrenti. L’equivalente di qualche mese di stipendio, al massimo. “Peanuts” a priori per una multinazionale, la vera questione risiede nella natura giurisprudenziale o meno della decisione che prenderanno i tribunali.

Una manovra intimidatoria

“Resta il fatto che al termine di questa procedura, sembra altamente improbabile che altri lavoratori si imbarchino in quest’avventura, rischiando di perdere il loro reddito”, scrive il quotidiano francofono La sera chi intravede una manovra intimidatoria. Uber Eats spiega dal canto suo che il rifiuto della sospensione deciso dal giudice è solo una fase preliminare e “non costituisce una decisione sulla qualificazione degli addetti alle consegne.

Aspettiamo l’occasione per chiarire ulteriormente la nostra posizione al giudice che si pronuncerà nel merito in una fase successiva”. Quanto alla carica di ministro dell’Economia e del Lavoro (per l’Attualità), il socialista Pierre-Yves Dermagne, essa ignora le argomentazioni della multinazionale: “Si tratta quindi di un grande passo avanti”, afferma, “poiché gli istituti di previdenza sociale potrà eseguire quanto detto. Solo un esempio: l’Ufficio Nazionale della Previdenza Sociale (ONSS) potrà richiedere i contributi per le retribuzioni dovute”.

Il licenziamento di tre corrieri di Uber Eats non implica che la legge sia cattiva, sostengono ancora i suoi difensori. Come prova, in Belgio sono ormai quindici le piattaforme controllate sistematicamente.

Questa vicenda ricorda gli scontri periodici tra i lavoratori della Ryanair dell’aeroporto di Charleroi e il loro capo, Michael O’Leary.

Per i sindacati, i successivi scioperi hanno permesso di far avanzare i diritti sociali dei lavoratori belgi della compagnia aerea low cost, ma la lotta è lungi dall’essere finita. Il confronto tra il diritto nazionale e le pratiche di Ryanair che sfruttano le zone grigie della legislazione sociale ha evidenziato l’importanza della regolamentazione europea e del coordinamento sindacale transnazionale. In definitiva, gli sviluppi in questo ambito dipenderanno anche dalla pressione politica e legale esercitata per costringere le aziende che fanno affidamento sulla deregolamentazione a rispettare pienamente le leggi dei paesi in cui operano.

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