L’esperto inglese William Davis ha rivelato ieri che nel settore delle risorse naturali, ogni anno miliardi di persone sfuggono al controllo statale. È un massacro. Lo scandalo dei flussi finanziari illeciti è stato evidenziato nel corso di una tavola rotonda dedicata alle economie dei Paesi africani. E il Senegal non è risparmiato. Infatti, il 33% dei paesi del continente nero stanno perdendo una quota significativa delle entrate derivanti dalle industrie estrattive.
A sostegno dei dati, e per quanto riguarda il Senegal, sulla questione è intervenuto un esperto britannico, William Davis. Secondo lui, i fondi che fuggono ogni anno e passano attraverso circuiti illeciti sono vertiginosi: “Il Senegal perde 95,5 miliardi all’anno a causa di flussi finanziari illeciti”, ha dichiarato in un commento ripreso da Libération.
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Nonostante la sua adesione all’Iniziativa internazionale per la trasparenza delle industrie estrattive (EITI), il Senegal sta lottando per controllare i suoi flussi economici derivanti dagli idrocarburi. Il Paese è nella lista grigia del Corruption Perception Index (CPI). Da allora, nonostante gli sforzi e gli effetti pubblicitari, non si è più saputo né il numero né l’importo reale delle transazioni effettuate.
“Abbiamo problemi con le banche e con il sistema giudiziario. Abbiamo un problema di responsabilità a livello di giustizia e un problema di efficacia. Le persone soffrono. Molti contratti non vengono pubblicati”, si rammaricava Birahim Seck nel 2023, durante il controvertice organizzato a margine del 20° anniversario dell’Iniziativa per la trasparenza nelle industrie estrattive (ITIE) in Senegal.
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L’osservazione è unanime: oggi come ieri la situazione resta critica. “Perderemo ancora molti soldi. Non possiamo quantificare le somme che i nostri Stati stanno perdendo”, ha lamentato un altro esperto durante la tavola rotonda. Si è rammaricato inoltre del fatto che la questione dei flussi finanziari illeciti non venga insegnata nemmeno nelle scuole di amministrazione.
Un altro relatore, Elimane Kane, ha aggiunto: “L’EITI non è una panacea. Non risolve il problema dei flussi finanziari illeciti nei nostri paesi. Certamente fornisce un quadro, ma i suoi limiti sono evidenti. » Secondo lui, negli Stati africani, la pianificazione per lo sfruttamento delle risorse minerarie è insufficiente. “In Senegal esistono organismi di controllo, ma è il desiderio di responsabilità che manca”, ha concluso.
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