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La Svizzera chiede di restituire alle “vittime vere” i soldi provenienti dalla corruzione provenienti dalle sue imprese all’estero

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Pubblicato il 25 novembre 2024 alle 16:22 / Modificato il 25 novembre 2024 alle 16:24

  • La legge svizzera non prevede alcun risarcimento se non vi è stata assistenza giudiziaria reciproca con il Paese in questione.

  • Secondo le ONG è ingiusto nei confronti delle vittime.

  • Le iniziative parlamentari richiedono cambiamenti in questo settore.

La settimana scorsa una delegazione congolese si è recata in Svizzera con un obiettivo ben preciso: chiedere soldi. Garantire che le multe legate ai profitti realizzati dalle imprese svizzere in seguito a casi di corruzione vengano restituite alle vittime. Gli africani, membri di una coalizione di ONG denominata “Il Congo non è in vendita”, si sono recati a Ginevra e Berna in seguito ad un caso legato alla Glencore.

In agosto la Procura federale (MPC) ha condannato l’azienda di Zugo a versare 150 milioni di risarcimenti per mancanza di organizzazione. Una condanna che fa seguito alla controversa acquisizione di miniere nel sud della RDC nel 2011. La giustizia non prevede di restituire i soldi a questo stato africano perché, in questo caso, non c’è stata assistenza giudiziaria tra i due paesi. Nessuna restituzione senza cooperazione, indica la legge federale sulla condivisione dei beni confiscati (LVPC). E questo è problematico, secondo la delegazione congolese.

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