Sharp, dovrebbero esserlo i figli di Manuf. Guidati dalla regista francese Fanny de Chaillé, hanno provato parte della primavera una creazione che scava nella storia a volte gloriosa, a volte sulfurea di un evento lanciato nel 1947 dall’attore e regista Jean Vilar. All’inizio di giugno hanno presentato lo spettacolo al Théâtre de Vidy, per poi riprenderlo al Théâtre Alambic di Martigny e al Pavillon ADC di Ginevra. Basti dire che sono pronti per questo battesimo del fuoco.
Il nostro fotografo Christophe Chammartin vi invita a scoprire dietro le quinte di questa straordinaria creazione.
Quindici studenti attori scavano nella memoria del Festival di Avignone. La maggior parte non sapeva nulla o quasi di una manifestazione avvenuta nel settembre 1947. — © Christophe Chammartin / Le Temps
Gli studenti della Manifattura si sono appropriati di sequenze di spettacoli che hanno segnato i 77 anni di esistenza del festival. — © Christophe Chammartin / Le Temps
La regista francese Fanny de Chaillé ha proposto agli studenti temi di improvvisazione legati alla storia del festival. Queste improvvisazioni costituivano il materiale di scrittura per lo spettacolo. — © Christophe Chammartin / Le Temps
Il lavoro consisteva anche nell’immergersi nelle scene canoniche interpretate dai compagni. — © Christophe Chammartin / Le Temps
Il piacere del gioco. I giovani attori di Manuf ripropongono sequenze storiche. — © Christophe Chammartin / Le Temps
Due studenti ripropongono un estratto di “La Chinoise”, il film di Jean-Luc Godard proiettato il 3 agosto 1967 nel cortile d’onore del Palazzo dei Papi, dopo “Messe pour un temps present”, spettacolo di Maurice Béjart in musica di Pierre Henry. — © Christophe Chammartin / Le Temps
Dopo un’improvvisazione riuscita, uno studente scrive le sue battute sul suo quaderno. — © Christophe Chammartin / Le Temps
“Avignon, a school” alterna brani di bravura teatrale e coreografica. — © Christophe Chammartin / Le Temps
Gli attori hanno tratto dalla storia del festival scene che li toccano e che ripropongono a modo loro. — © Christophe Chammartin / Le Temps
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