Par
Daniele Chollet
Pubblicato il
23 novembre 2024 20:56
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“Rompi, ripari, sporchi, pulisci, sfidi l’autorità, ti insegniamo a rispettarla”. L'ormai celebre formula di Gabriel Attal, ex primo ministro, è stata ascoltata da Xavier Melki, sindaco (Dvd) di Franconville (Val-d'Oise) che si è adoperato recentemente per farla rispettare.
Venerdì 29 ottobre, in serata, presso il CSL (il centro sportivo e ricreativo, che comprende piscina, pista di pattinaggio, tennis, squash, ecc.) due ragazzi di 13 anni sono fuggiti dopo essere usciti dai bagni dove gli agenti di sicurezza sentito un tonfo enorme.
“Avevo davanti a me una mamma molto responsabile”
Identificato e trovato dalla polizia municipale, uno dei due confessa il suo misfatto, senza fornire alcuna motivazione particolare per questo gesto assurdo. Il blocco del lavandino è stato divelto, strappato e rotto e ha rotto un tubo dell'acqua che, sotto la pressione, ha fatto scoppiare il controsoffitto dove si trovano le canalizzazioni elettriche.
«Abbiamo subito sporto denuncia», spiega il sindaco, che subito ha postato un messaggio sui social per spiegare che oltre alla denuncia e «pur non risiedendo in comune, i genitori verranno convocati in municipio per ricevere la fattura». che comprenderà le spese del personale mobilitato, le spese di pulizia e le spese di ripristino che ammontano a circa 2.500 euro.
Il caso verrà ripreso dai media nazionali, come Bfm Tv.
“Avevo davanti a me una madre molto responsabile”, insiste il sindaco di Franconville.
“Lei ha fatto il punto su quanto accaduto e tramite gli avvocati siamo riusciti a trovare un accordo su una soluzione che fosse utile e aiutasse il bambino a comprendere le sue azioni. Quindi è abbastanza positivo”.
Il sindaco ha ritirato la denuncia
Molto concretamente era «escluso che il Comune pagasse anche solo la franchigia assicurativa. Il Comune non dovrà pagare nulla. Lei (la madre, ndr) ha un’assicurazione che forse coprirà i costi di riparazione”. A seguito di tale accordo il Comune ha ritirato il reclamo.
Xavier Melki spiega che voleva fare un lavoro “pedagogico”.
“Sappiamo come funziona la giustizia. Se avessimo aspettato che il procedimento facesse il suo corso, sarebbe passato molto tempo prima che venisse condannato. Non avevo preoccupazioni sull'esito della procedura ma volevo una risposta immediata e che ci fosse un'azione educativa di buon senso accogliendo il giovane in un percorso di osservazione, durante il cantiere di riparazione, in modo che capisse qual era il suo atteggiamento non quello giusto.”
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