C'è sicuramente un bravo ragazzo in Bruno Solo, l'aria bonaria, l'evidente benevolenza che emerge dal suo sguardo, un carattere che immaginiamo buono e che Catherine Schaub mette astutamente a frutto nella sua lettura drammatizzata di “Cena”, tratto dal romanzo dell'olandese Herman Koch che Jean-Benoît Patricot ha adattato in monologo, fino al 1° dicembre al Théâtre de l'Atelier (Parigi XVIII secolo). Questa cena in un ristorante gourmet durante la quale si deciderà il futuro di una famiglia dilaniata…
Se si tratta di un monologo, l'attore non è completamente solo sulla scena. Al suo fianco, un chitarrista – Laurent Guillet o Édouard Demanche – esegue dal vivo la colonna sonora di questa serata, dalle note ambient di questo ristorante di lusso a quelle più stressanti della storia horror che ci viene raccontata, parallelamente a quella del pasto. , Paolo, il narratore. Quella sera, quindi, è con Claire, sua moglie. Hanno appuntamento con suo fratello Serge e Babeth, sua moglie. Devono parlare di ciò che hanno fatto i loro rispettivi figli, Rick e Michel.
Un maggiordomo che interrompe costantemente la conversazione
Nel corso di una recente serata i cugini hanno commesso l'irreparabile. Sotto l'obiettivo di una telecamera di sorveglianza. Se le immagini video vanno in onda sulle reti e vengono mostrate su tutti i televisori, solo i genitori le riconoscono. Cosa fare con questo? La domanda si pone ancora di più in quanto Serge sta per diventare il futuro Primo Ministro dei Paesi Bassi…
Ecco il difficile programma di questa cena di cui si parlerà solo a fine pasto. Difficile affrontarlo. Tanto più che la conversazione è costantemente interrotta dal maître del locale – il chitarrista – che annuncia pomposamente i piatti, infastidendo gli ospiti già nervosi.
Ospiti che Bruno Solo, con il testo davanti agli occhi, incarna di volta in volta con destrezza. Seduto al tavolo apparecchiato al centro del palco, è calmo e schietto, interpretando il narratore, un padre amorevole devastato da ciò che il suo angioletto ha potuto fare. Dove va il mondo, la domanda sorge spontanea… Lui, incarna il retto pensiero, si alza costantemente per andare a fumare ed evitare questo argomento fastidioso, non esitando a calunniare suo fratello, un politico esperto, arrivista, un parvenu senza gusto né cultura mostrando la sua ricchezza…
La storia è tesa, agghiacciante, mozzafiato
Questo fratello è dittatoriale e autoritario ed è anche più grasso. Quasi bello. Babeth non parla. Claire, un po', una donna che rifiuta l'ovvio ma cerca di rialzarsi. La storia è tesa, agghiacciante, mozzafiato. Piccoli tocchi di umorismo ci permettono di respirare così poco prima di rituffarci in questa situazione irrespirabile. L'argomento viene infine affrontato al dessert, a testa alta, con questa domanda: fino a che punto spingersi per proteggere i propri figli?
Di fronte a questa storia avvincente e pesante rimaniamo sospesi sulle labbra dell'attore. Nel suo sguardo, fugace, smarrito o penetrante. Tiene il pubblico con il fiato sospeso, incarna in modo convincente i protagonisti di questa triste vicenda. E nel momento della scelta, quando si arriva alla conclusione e quando tutto cambia, il narratore ci porta con sé. Con tutta la bontà e la rotondità che lo caratterizza. Ancora più spaventoso…
“Cena”, al Théâtre de l'Atelier (Parigi XVIII secolo), fino al 1 dicembre, venerdì e sabato alle 19, domenica alle 18. Da 1 a 38 euro.
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