Pubblicato il 21 novembre 2024 alle 05:14.
4 minuti. lettura
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Per la prima volta il Premio Balzan premia una figura che si è distinta nel campo della giustizia riparativa.
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Sarà il professore australiano John Braithwaite a ricevere questo riconoscimento nel corso di una cerimonia organizzata il 21 novembre al Quirinale a Roma.
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La Svizzera non ha ancora legiferato in questo ambito e il Consiglio federale tarda a presentare un progetto.
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Camille Perrier Depeursinge, presidente di un’associazione che opera soprattutto nelle carceri, spera di superare le riluttanze.
Per la prima volta la giustizia riparativa è tra i quattro temi insigniti del Premio Balzan, dal nome della fondazione internazionale con sede a Zurigo e Milano, il cui obiettivo è incoraggiare la cultura, la scienza e le iniziative umanitarie più meritorie. Segno che questo approccio diverso e complementare alla giustizia penale tradizionale, che non è incentrata sulla punizione dei colpevoli ma sui bisogni delle persone colpite dal reato, si sta affermando sempre più come modello necessario e riconosciuto in Europa, ma anche nel mondo. . Questo riconoscimento è anche l’occasione per sottolineare che in questo ambito la Svizzera è decisamente indietro e che finora nessuna proposta è passata alle Camere federali.
Il vincitore del premio, consegnato a Roma questo giovedì 21 novembre, è il professore australiano John Braithwaite, una sorta di papa dello sviluppo teorico e della diffusione della giustizia riparativa contemporanea, applicabile ai conflitti armati, alla finanza, alla sanità, alla criminalità, ma anche alle ferite della vita quotidiana. La giustizia è assimilata a un processo di guarigione attraverso, in particolare, l’instaurazione di incontri supervisionati e assistiti tra vittime e carnefici. Questa pratica, volta a riconnettersi e ad ascoltare l’esperienza di ogni persona, è stata magnificamente mostrata nel film Vedrò sempre i vostri volti della regista francese Jeanne Herry.
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