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Supervisione, impegno, stipendio… i professionisti della prima infanzia scioperano martedì nel sud dell'Aveyron

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La professione denuncia il”continuo deterioramento delle condizioni di accoglienza dei bambini piccoli.

Alla vigilia della Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia, il settore della prima infanzia nel South Aveyron è in sciopero. All'appello del collettivo “No bimbi negli armadietti” che riunisce una cinquantina di organizzazioni sindacali e associazioni, diverse strutture hanno preferito chiudere i battenti per denunciare il”continuo deterioramento delle condizioni di accoglienza dei bambini piccoli.

“Con questo sciopero abbiamo voluto sensibilizzare anche i genitori sui problemi che incontriamo quotidianamente” riassume Montserrat Zoyo-Albalala, direttrice dell'accoglienza multiparentale delle Gorges du Tarn, Copains Cuddles, di cui un dipendente su due è in sciopero questo martedì.

Sensazione di “declassamento”

“La constatazione è chiara, la carenza di personale non consente più di rispettare le tariffe di supervisione, né di avere la capacità di soddisfare le esigenze delle famiglie. La cura dei bambini come dovrebbe essere non è più possibile”, ricorda la CGT. Il sindacato si pronuncia a favore di una tariffa di sorveglianza di “un professionista ogni cinque figli” nel 2027 e dell'immediata abrogazione del decreto del 29 luglio 2022 che consente l'utilizzo del personale “senza alcuna qualifica o esperienza”.

“Un'aberrazione” secondo il direttore di Copains Câlins, probabilmente rafforzerà ulteriormente il sentimento di “declassare” personale. Per lei, quindi, solo un aumento di stipendio e l'accelerazione della formazione potrebbero rimediare a questa mancanza di attrattiva. E c'è urgenza. Secondo le stime del governo, la metà degli asili nido francesi mancano di professionisti. Questo vale anche per la struttura multiaccoglienza da 22 posti di Aguessac, con la conseguenza di allungare la lista d'attesa. Dodici famiglie sono già iscritte in questo elenco per l'anno 2025.

'”Non è così che operiamo”

Focalizzata sulla creazione di nuovi posti e su un migliore tasso di occupazione, la politica familiare portata avanti dal 2003 mostra ancora una volta i suoi limiti che il settore privato non è in grado di colmare, ritiene Montserrat Zoyo-Albalala.

“Si fa di tutto per incoraggiarci a lavorare in eccesso, a scapito della qualità dell’accoglienza e del benessere del personale… ma non è così che operiamo”conclude, sperando oggi di poter contare sui poteri pubblici per armonizzare i fondi destinati alle ambizioni del settore che sta perdendo slancio.

Il rapporto dell’Assemblea nazionale lanciato nell’autunno del 2023 su “ prospettive di sviluppo nella cura dei bambini negli asili nido » stima in 10.000 il numero dei professionisti mancanti nel settore. Una carenza tanto più preoccupante dato che quasi la metà degli operatori d’infanzia attivi andrà in pensione entro il 2030: circa 120.000 persone.

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