Colloquio
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Il saggista più famoso della sinistra nordamericana mette in guardia nel suo nuovo libro (1) dal “mondo specchio” in cui siamo tutti scivolati attraverso i social network, che ha permesso l'emergere di cospirazioni e nuovi populismi. Una visione capitalista e individualista che ci rende particolarmente impassibili di fronte ai massacri di Gaza o ai disastri climatici.
“È troppo ridicolo per essere preso sul serio e troppo serio per essere ridicolizzato”. La formula è firmata Philip Roth, in Operazione Shylock, e non è difficile capire perché Naomi Klein sia riuscita a farne un motto. Con i cinici buffoni che guadagnano terreno in tutto il mondo e deviano i dibattiti politici verso argomenti sempre più stupidi e polarizzanti, lo zeitgeist assomiglia sempre più a un’agghiacciante tragicommedia. La canadese, i cui bestseller hanno plasmato in un modo o nell'altro la vita delle idee negli ultimi due decenni, lo ha portato alla luce nel grande romanzo di Roth su Israele, mentre cercava di decifrare il perché e il come di una strana storia di cui lei si ritrovò ad essere il soggetto. Una storia iniziata nel 2011, un giorno in cui Klein ha partecipato a una grande marcia di Occupy Wall Street a New York.
Per la prima volta, la saggista stella della sinistra nordamericana si è resa conto di quanto venisse confusa con un autore di genere completamente diverso, l'americano
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